La Sicilia boccia il governo giallo-verde. I 5 Stelle si assestano, nei principali capoluoghi, a distanza siderale dai risultati conseguiti alle Politiche. Nessuno immaginava dati che potessero sfiorare il 50 per cento (quelli fatti registrare il 4 marzo negli stessi centri coinvolti dalle amministrative) ma i consensi si sono ridotti addirittura di oltre due terzi. Il Movimento, che nel 2013 aveva conquistato Ragusa, cambia candidato e con Antonio Tringali si trova oggi costretto a un insidioso ballottaggio con un altro esponente fuori dai partiti tradizionali (fatto salvo l’appoggio di Fdi), anzi alla prima esperienza politica: l’ex cestista Peppe Cassì. E nel capoluogo ibleo il secondo turno è un’inedita, e incerta, sfida fra chi è più puro, chi è più anti-casta, chi è più rappresentativo della famigerata società civile.
Il dato dei 5 Stelle a Ragusa, attorno al 19 per cento, è comunque il più alto fra quelli dei cinque capoluoghi di provincia. L’unico altro centro dove i pentastellati sono ancora in corsa è Acireale. A Catania e Messina i candidati di Di Maio (Giovanni Grasso e Gaetano Sciacca) fanno flop, con un consenso di lista poco sopra il 13 per cento, e restando fuori da qualsiasi gioco. Lo stesso dicasi per Siracusa (Silvia Russoniello) e Trapani (Giuseppe Mazzonello). Si ferma, nei Comuni siciliani, l’ascesa del movimento: proprio in coincidenza con l’avvio del governo del cambiamento.
C’è stata, in definitiva, una buona affermazione di un centrodestra a traino forzista e centrista, rappresentata dal successo di Pogliese, cui grande contributo hanno dato i lombardiani di Grande Catania al’8,4 per cento, gli uomini di Totò Cardinale e gli ex Ncd di Castiglione e La Via. A Siracusa Paolo Ezechia Reale, di centrodestra ma non certo un estremista (era assessore con Crocetta), sfiora il successo al primo turno e Dino Bramanti è il più votato (ma costretto a un insidiosissimo ballottaggio con De Luca) a Messina. In questo quadro, non sfonda il movimento di Nello Musumeci, che non va oltre il 6 per cento a Catania (in un testa a testa con Fdi), si attesta intorno al 4,6 a Messina e subisce l’onta di un piazzamento nelle posizioni di coda di un suo candidato simbolo a Siracusa, l’ex vicepresidente della commissione antimafia Fabio Granata.
Il centrosinistra, in Sicilia, continua a leccarsi le ferite. Riesce a conquistare Trapani con l’ecumenico Giacomo Tranchida, che aveva rinunciato al simbolo del Pd. Stessa operazione tentata a Catania da Enzo Bianco, che subisce invece un tracollo che – per storia e personalità del candidato – incide pesantemente sul bilancio dei dem. Anche perché il candidato ufficiale del Pd, Antonio Saitta, non va oltre un inutile terzo posto a Messina. Ancora peggio è finita dove il partito si era diviso: a Siracusa sprofonda Fabio Moschella, a Ragusa il segretario del circolo cittadino Giuseppe Calabrese. Per i dem, malgrado l’acuto trapanese, la strada rimane lunga.
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