E’ arrivato il momento a Mazara di affrontare amministrativamente, eticamente, moralmente gli affitti che non vengono pagati sulle 300 case popolari di proprietà comunale a Mazara Due, ad eccezione di quelle in regola di pagamento che non superano le dita delle mani. Per uno strano paradosso in una stessa via, gli inquilini di alloggi popolari di uguale fattura pagano il canone all’INA di Trapani. Occorre fare luce su questa singolarità tutta mazarese e su cui regna silenzio compiacente. Certamente la soluzione è scelta difficile. Scommessa, che a differenza del passato nessuno politicamente, eticamente vuole oggi accogliere.
Piaccia o non piaccia le legge va rispettata, gli inquilini delle case comunali non possono avere pretesi diritti e non doveri. Il disastro amministrativo di gestione cominciò nel 2006 con la soppressione dell’ufficio comunale istituito nel 2001 con funzione di accertare regolarità dei contratti e recupero della morosità. Si valuta circa un milione di euro il mancato introito nelle casse del Comune di Mazara, il lavoro di ricerche accurate e approfondite degli analisti de Il Duemila può configurare e ipotizzare un buco del bilancio comunale, attirare l’attenzione dei Giudici Contabili della Corte dei Conti per danno erariale e non solo.
Innegabile la responsabilità delle istituzioni comunali, quelle che avevano il dovere di intervenire (Governo e dirigenza di settore) e quelle di controllo ( Consiglio) in contraddittorio. Il Comune disarmato e inattivo non ha voluto porre fine a questo disastro amministrativo di gestione delle case popolari calpestando la dignità dei cittadini che pagano tasse e bollette. I cittadini immersi nelle periferie senza servizi pubblici, chiedevano vanamente che quella grossa somma, volutamente non riscossa dal Comune era a scapito dell’interesse pubblico. Si potevano realizzare asfalto di strade, illuminazione pubblica, fognature nelle loro strade.
L’intervento del Comune per porre fine all’evasione è scelta che va presa subito con grinta e autorevolezza e cosi salva un grande patrimonio immobiliare a rischio degrado che appartiene a tutta la collettività. L’allarme non basta più se l’emergenza rimane, occorre pensare alla soluzione. Su questa vicenda degli affitti non riscossi c’è una storia di ieri, dell’altro ieri e di oggi. Per dare chiarezza e concretezza Il Duemila, istituto di ricerca e sviluppo si è fatto carico di una riflessione strategica di linee guida e di contromisure. La via di uscita dal disastro potrebbe essere un progetto con tre obiettivi:
- Recupero anche giudiziale delle morosità non prescritte consentendo rateizzazioni e, nel caso di difficoltà familiari, sconti;
- Sfratto per chi non paga;
- Sgombero della case abusivamente occupate. Poi ristrutturarle da capo a fondo e assegnarle agli aventi diritto.
Le sfide diverse, coraggiose riguardano tutti per il nostro futuro e per il bene dei cittadini.
Il Duemila