A distanza di poco più di un anno, Giuseppe Conte torna a Montecitorio per presentare il governo. Al suo fianco avrà da un lato Luigi Di Maio e un Movimento 5 stelle che non vuole rinnegare quanto fatto negli ultimi quattordici mesi, dall’altro Dario Franceschini in rappresentanza di un Pd che chiede di “cambiare tutto”.
La sfida sarà farli collaborare “lealmente” come non è riuscito a M5s e Lega. Nella consapevolezza che fuori, pronti a infiammare le piazze, ci saranno Matteo Salvini e Giorgia Meloni, a invocare le elezioni e protestare contro una maggioranza “usurpatrice”.
Poco più di un anno fa Conte, debuttante assoluto sulla scena politica, si presentava come l’avvocato del popolo, rivendicava il populismo. Al “bis”, nel discorso con cui chiederà la fiducia alla Camera (e domani al Senato) rilancerà quello che vorrebbe suo tratto distintivo: la spinta a un “nuovo umanesimo”. Insieme all’ambizione di parlare all’intero Paese, a partire da misure attese “da tutti” e “senza contrapposizioni che i cittadini non capirebbero”.
In cima all’agenda ci saranno la imminente manovra economica e il tema dei migranti: un rapporto più forte, di dialogo “critico”, con l’Europa, induce a un cauto ottimismo sulla possibilità di ottenere risultati più tangibili. Per il resto, come preannunciato ai capi delegazione di M5s, Pd e Leu, il premier dovrebbe sviluppare i 29 punti del programma di governo, primo canovaccio dell’azione dell’esecutivo.
Non ci sarà molto tempo per il rodaggio, questa volta. I primi cento giorni giallorossi dovrebbero avere la legge di bilancio al centro, protagonista assoluta.
Ambiente, diritti, riforme e le modifiche ai decreti sicurezza: sono tra i temi più attesi. Sono inoltre destinate a essere soppesate le singole parole su conflitto d’interessi e autonomia. E ancora: aiuti alle fasce deboli, ai terremotati e ai disabili, pensioni di garanzia per i giovani, parità di genere nelle retribuzioni, edilizia residenziale pubblica, lotta alle mafie. Si attende di capire se il presidente del Consiglio citerà le misure di bandiera dell’ultima manovra, quota 100 (scade tra due anni) e reddito di cittadinanza (si può migliorare nei dettagli, secondo M5s).
Si attendono le parole del premier Giuseppe Conte per chiarire i contorni dell’accordo sulle riforme. I tre partiti che hanno sottoscritto l’intesa per il governo hanno inserito nel programma un impegno a varare, assieme al taglio del parlamentari, altri interventi sulla Carta e sulla legge elettorale, su cui però stanno trattando per quanto riguarda sia alcuni contenuti che i tempi.
Il programma di governo al punto 10 afferma che “è necessario inserire, nel primo calendario utile della Camera dei deputati la riduzione del numero dei parlamentari, avviando contestualmente un percorso per incrementare le opportune garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica”. Per quanto riguarda le garanzie sulla rappresentanza, questo si traduce in un sistema elettorale proporzionale, come ha spiegato il capogruppo di Leu Federico Fornaro. Con il taglio lineare di deputati (da 630 a 400) e senatori (da 400 a 200) partiti anche con il 10% rischierebbero di non eleggere nemmeno un senatore).
Secondo i Dem l’immediata approvazione del taglio degli eletti (manca il solo sì della Camera) potrebbe portare alla delegittimazione dell’attuale Parlamento, o almeno darebbe un’arma di propaganda a Matteo Salvini contro una “maggioranza attaccata alle poltrone”. Il varo altrettanto celere della riforma elettorale farebbe diventare il piano sempre più inclinato verso le urne.
Ci sono poi le “garanzie costituzionali” che dovrebbero accompagnare il taglio dei parlamentari, che chiedono Pd e Leu, i quali hanno finora votato contro il taglio. Nel programma non sono specificate – tranne la riforma con il voto ai diciottenni in Senato – ma nelle dichiarazioni sono state indicate: sfiducia costruttiva, partecipazione dei Presidenti delle Regioni alle Sedute del Senato quando affrontano leggi sulle regioni, qualche differenziazione tra Camera e Senato. Il M5s formalmente non si è pronunciato e in tal senso le parole di Conte alle Camere indicheranno il punto di mediazione.
Gds.it