Non è che si lamentano di più, davvero soffrono di più e si ammalano più spesso.
Basta prenderli in giro, gli uomini con l’influenza soffrono davvero più delle donne. Non è solo vero che si lamentano di più. Pare dimostrarlo uno studio pubblicato sul ‘British Medical Journal’: l’influenza maschile esiste davvero, assicura Kyle Sue della Memorial University di Newfoundland in Canada. Passando in rassegna ricerche precedenti, l’autore fornisce ‘le prove’: i virus stagionali colpiscono lui più di lei, sostiene il medico, con sintomi più gravi per via di una risposta immunitaria più debole a questo tipo di attacchi.
“La ricerca indica una reazione più bassa da parte dell’organismo maschile a comuni infezioni respiratorie virali e all’influenza”, spiega Sue. “Lo dimostra il fatto che gli uomini manifestano sintomi peggiori e più duraturi, hanno maggiori probabilità di essere ricoverati in ospedale” e addirittura “più pericoli di morire” per complicanze correlate all’infezione. “Spero – conclude – che la prossima volta che un uomo verrà accusato di esasperare i propri sintomi, possa dire ‘hey, guarda questo studio: c’è qualche prova che non sto mentendo'”.
Ora rimangono da capire le ragioni di questa “debolezza” maschile, che fornirebbero una lettura a un’ipotesi al momento ancora transitoria. Secondo l’autore gli ormoni potrebbero giocare un ruolo essenziale, laddove gli estrogeni femminili risulterebbero più protettivi per questo genere di malanni. Anche in questo caso viene in aiuto un’indagine, stavolta del 2016, dalla quale i ricercatori hanno tirato esattamente queste conclusioni con un esperimento basato sulle cellule nasali dei volontari. Ancora, altri lavori suggeriscono che il testosterone potrebbe fiaccare la reazione immunitaria. Ovviamente occorrono ulteriori approfondimenti che, per esempio, prendano in considerazione fattori esterni come fumo, prevenzione ed elementi culturali. Secondo alcune delle ricerche analizzate da Sue dei medici avrebbero proposto spiegazioni evolutive alla “man flu”: il testosterone, e il suo effetto sui tratti sessuali secondari dunque anche su muscoli e massa ossea, avrebbe indirettamente appesantito il potenziale protettivo dell’ormone. Basta battute, insomma.