La procura manda la Finanza alla Ragioneria generale per acquisire i documenti sui compensi del 2017
Un altro stipendio di Antonio Ingroia, ex pm antimafia oggi amministratore unico di Sicilia e-Servizi, finisce sotto accusa. Dopo una segnalazione della Ragioneria generale della Regione siciliana, la procura di Palermo ha aperto un’inchiesta sulle retribuzioni del 2017. «Il compenso è superiore ai limiti previsti dalla legge», hanno scritto i pubblici ministeri Enrico Bologna e Pierangelo Padova nell’ordine di esibizione con cui i finanzieri del nucleo di polizia tributaria si sono presentati alla Ragioneria generale. I magistrati hanno acquisito tutti gli atti relativi agli ultimi pagamenti in favore dell’amministratore unico della società partecipata. E intanto Ingroia è finito nel registro degli indagati del suo ex ufficio, per peculato.
Non è la prima volta. A marzo una prima inchiesta era stata aperta dalla procura per le precedenti somme liquidate, quelle che vanno dal 2014 al 2016. Per quel periodo vengono contestati due maxi-bonus, da 117mila euro, in una stagione in cui gli utili sarebbero stati piuttosto magri per la società. Nella prima inchiesta vengono contestati anche alcuni rimborsi, per alberghi di lusso; secondo la procura, l’ex pm palermitano, che ha trasferito la sua residenza fuori dalla Sicilia, aveva diritto solo al rimborso delle spese aeree.
Antonio Ingroia contesta questa ricostruzione. L’ex magistrato rivendica soprattutto di avere rimesso in piedi un’azienda pubblica che faceva acqua da tutte le parti, rivendica soprattutto i bonus: «Un riconoscimento previsto dalla legge in caso di raggiungimento di determinati obiettivi». Risultati che la procura contesta in pieno, sostenendo che le maxi-indennità avrebbero addirittura determinato un deficit di bilancio. Nell’avviso di garanzia del marzo scorso, i pubblici ministeri ricordavano che l’indennità di risultato ha una nuova disciplina dal 2008: prevede la liquidazione delle somme «solo in presenza di utili e comunque in misura non superiore al doppio del cosiddetto compenso onnicomprensivo».
Nella prima inchiesta non c’è solo Antonio Ingroia, ma anche il revisore dei conti della società, Antonio Chisari. Anche lui è stato convocato al palazzo di giustizia, ma ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Intanto, durante questi mesi, l’ex magistrato indagato è rimasto in carica sulla poltrona più alta di Sicilia e-Servizi, con la fiducia del presidente della Regione Rosario Crocetta.
(Repubblica.it – Salvo Palazzolo)