Spettabili componenti,
per carattere non riesco proprio a stare e a restare in luoghi, ambienti o gruppi dove per un motivo o per un altro percepisco ipocrisia e ambiguità. Di solito da questi luoghi, ambienti o gruppi mi allontano in silenzio… per timidezza ma anche per rispetto. Due anni e mezzo di esperienza in qualità di assessore in questo comune però un poco mi hanno cambiata (cambierebbero chiunque!). E oggi – a differenza di ieri – non ce la faccio a non dire quello che penso e quindi prendo coraggio e sparo il mio personalissimo e relativissimo giudizio.
Se non sbaglio il Partito Democratico è stato fondato nel mese di ottobre del 2007. Mi ricordo che lavoravo in Arcidonna e mi ricordo anche che c’era una sorta di euforia generale per questo evento. Valeria Ajovalasit, la mia presidente (e donna a cui devo veramente tanto) mi disse “…Maria , ma lo capisci…finalmente… la sinistra tutta unita in un soggetto nuovo…”. Me lo ricordo ancora. Ma mi ricordo anche che dentro di me una voce – che io non governavo- diceva “…s…praticamente…la fine della sinistra…”. Me lo ricordo ancora. Anche questo. E per qualche anno ancora, dopo il 2007, ho votato e mi sono riconosciuta sempre più a sinistra del PD. Quando decisi di convertirmi al PD (“perché, Tesè…fattene una ragione…per farcela bisogna stare uniti”). Valeria in direttivo disse “…finalmente anche la Tesè si è ammorbidita”. Da allora ho votato sempre PD. In alcuni periodi sono stata tesserata in altri no.
Tante le scissioni all’interno del Partito, le ultime nel 2019. Nel 2020 i congressi unitari. Oggi il PD è un partito rifondato e ricostituito all’insegna dell’UNITA’.
Cavolo, di nuovo quella vocina, la stessa del 2007 che oggi fa così: “non ci credo, non ci credo, non ci credo, non ci credo…”. L’Assemblea Regionale del 18/19 luglio sembra dare ragione a questa vocina: il Partito Democratico rifondato e ricostituito, baluardo del riformismo, non è altro che lo stesso contenitore dove l’unità è solo una parola alla quale nessuno evidentemente intende dare valore.
Il caso del partito democratico rifondato – solo a parole – a Castellammare è ancora un’altra storia: una grande famiglia allargata al solo scopo elettorale, così da guadagnarsi la fetta di torta che fino ad oggi è stata sempre gustata da altri per la mancata unità, che continua a non esserci se non con un’operazione di facciata che neanche all’esterno è percepita come tale. Figuriamoci all’interno!
Non posso non osservare poi che molti dei componenti del movimento Cambiamenti (che mi sostenne nella candidatura a sindaco prima dell’attuale Amministrazione e che mai avrebbe potuto avere visioni condivise e percorsi comuni con il Partito Democratico nel 2013 come nel 2018, dove ha continuato ad essere alternativa elettorale candidando chi è adesso classe dirigente dell’attuale PD) oggi invece lo compongono come unica soluzione politica praticabile. Strabismo galoppante, certamente. Così da guardare solo laddove importa e lasciare ai margini chi comprende che il percorso avviato non è di unità o raggiungimento di obiettivi nell’interesse del territorio e dello stesso partito, ma solo ricerca di potere, personale o della famiglia allargata di cui sopra.
Ci sono poi i politici di lungo corso del PD, quelli che da sempre dicono di riconoscersi nei valori di quella che fu la democrazia cristiana. Addirittura i vecchi saggi, come amano definirsi a Castellammare, sono i veri registi di queste operazioni che portano alla nascita di un soggetto politico dove la sola novità è una forte aggregazione da famiglia allargata. Praticamente un PD a conduzione familiare!
Veramente triste intuire che il “nuovo” partito democratico nasce dalla sapiente regia di un vecchio democristiano… Mi chiedo allora: si finge di non comprendere?
Demenza ideologica, forse senile, o convenienza concordata?
Questo Partito democratico è diventato il luogo delle amnesie di comodo e del trasformismo di tanti.
Regolamenti di conti, vecchi rancori, giustizialismo, veleni, accuse, tentativi di delegittimazione di alcuni componenti tra i quali chi scrive e lo stesso Governo cittadino.
Un partito che doveva rinascere e che già in pezzi: pezzi di famiglia che rinunciano a fare Politica, quella degli ideali democratici con progetti adatti ai tempi, e si concentra sul nemico interno, da sconfiggere, addirittura abbattere.
La strada intrapresa è quella di un contenitore dove abili prestigiatori vorrebbero far vedere chissà quali profondità
Non mi incanta più il gioco degli specchi e gli avvelenati dalla sola brama di poter vincere contro alcuni, sono dei perdenti già in partenza.
Vecchi schemi settari di un partito niente affatto democratico.
Chi dovrebbe guidare e motivare compie gli stessi errori di sempre: decidendo dall’alto, componendo puzzle e numeri che di fatto escludono chi ha un pensiero divergente.
Non mi sento più parte di questa direzione intrapresa dal partito, mai nuova, mai democratica, sempre oligarchica ed autoreferenziale. E non posso far finta di non vedere la responsabilità che si sta assumendo di incoerenza ed interesse.
Non è questo il centro sinistra nel quale mi riconosco.
Poiché i componenti hanno dimostrato quanto è più facile demolire che costruire, provandone quasi un sadico piacere che lascia fuori coerenza, possibilità di unità e crescita, inasprendo i rapporti umani, senza alcuna volontà di dialogo e fingendo ascolto, rassegno le mie dimissioni da componente del direttivo del Partito Democratico di Castellammare del Golfo(e dal Partito Democratico)togliendo, ancora una volta, il disturbo cosicché la famiglia allargata abbia sempre meno elementi estranei e di destabilizzazione.
Intendo proseguire però il mio percorso politico laddove ritengo ci siano persone con le quali si possa lavorare per davvero. Con entusiasmo, rispetto, condivisione, umanità, apertura vera e nell’esclusivo interesse del territorio.
Invito le persone che restano a ricordarsi di pensare ad un partito che ogni tanto guardi al territorio ed ai cittadini, piuttosto che alla carriera politica di qualche componente o del segretario di turn.
23/07/2020 Maria Tesè