Sulle modalità di scelta delle zone rosse, arancioni o gialle non si farà marcia indietro nell’immediato. Nessun cambiamento, i 21 parametri che attribuiscono alle Regioni la collocazione nell’area di rischio non subiranno modifiche fino alla scadenza del Dpcm attualmente in vigore.
Sarà un tavolo tecnico tra le Regioni, l’Istituto superiore di Sanità e il ministero della Salute a valutare eventuali ritocchi da inserire nel nuovo provvedimento. Il governo, dunque, respinge per il momento il pressing delle Regioni che da giorni chiedono di “semplificare” i criteri, con la conseguenza che il monitoraggio delle prossime ore seguirà lo schema utilizzato finora. Ma il passaggio alla zona rossa di altre Regioni sembrerebbe in stand by: ieri si parlava di Puglia, Basilicata, Abruzzo, che di fatto già lo è per decisione del presidente Marsilio, con Emilia Romagna e Liguria ancora in bilico. E si ipotizzava la zona rossa anche per la Sicilia. Un eventualità che al momento sembra scongiurata. In serata infatti, dopo aver parlato col ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Nello Musumeci ha confermato l’intenzione del governo di attendere almeno al 3 dicembre.
“Ho sentito il ministro Speranza che mi ha anticipato la decisione di rinnovare la propria ordinanza per tutte le zone arancioni in Italia, fissando per la prossima settimana un primo confronto tecnico per una nuova valutazione del rischio-Regione”, ha spiegato Musumeci.
IL GOVERNATORE
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La Sicilia resta comunque sorvegliata speciale o comunque tra le regioni sotto maggiore osservazione, anche se le misure fin qui adottate avrebbero trovato il favore del ministro, come sottolinea Musumeci: “Nel corso della telefonata avuta con l’assessore regionale per la Salute, il ministro ha avuto modo di evidenziare il miglioramento del quadro regionale, anche alla luce di misure di contenimento che erano state già adottate”.
Se il futuro della Sicilia che si avvicina alle feste di dicembre sarà ancora arancione o rosso resta incerto. Di sicuro, però, stando a quanto annunciato, per i prossimi 15 giorni non ci saranno modifiche, ma che vi possa essere poi un passaggio alla zona con restrizioni più dure lo conferma il ministro alla Affari Regioni Francesco Boccia: “Non escludo che possano esserci altre regioni rosse”.
Il governo, intanto, concede due aperture ai governatori: un “coordinamento politico” per il prossimo Dpcm – che in sostanza significa andiamo avanti così fino all’inizio di dicembre e poi decidiamo insieme le regole per Natale – e, soprattutto, la possibilità di chiedere i ristori per le categorie colpite dai provvedimenti anche se sono i presidenti e non il governo, d’intesa con il ministro della Salute, a decidere le misure restrittive.
L’altra questione principale del confronto tra Governo e Regioni è il nuovo Dpcm, quello che dovrebbe dare le indicazioni per il periodo natalizio. Dal premier ai ministri fino agli scienziati, tutti continuano a ripetere che non sarà un Natale come gli altri e che, seppur con qualche inevitabile concessione, non sarà certo un liberi tutti. Qualche apertura però ci sarà, come conferma lo stesso premier, per consentire alle famiglie di stare insieme e soprattutto per non affossare ulteriormente l’intero commercio e il turismo.
La linea da seguire verrà decisa nei prossimi giorni, anche confidando sul fatto che le misure prese a partire dal 24 ottobre frenino la diffusione del virus. Una delle ipotesi sul tavolo è quella di un “Dpcm ponte” per il periodo natalizio che sospenda l’automatismo delle fasce, allenti il coprifuoco nazionale, consenta l’apertura serale di bar e ristoranti e lo spostamento anche tra le regioni rosse e arancioni per raggiungere i parenti più stretti, allunghi l’orario dei negozi, preveda un nuovo protocollo per le messe e le cerimonie religiose, indichi i divieti per la notte di capodanno, compreso lo stop a qualsiasi assembramento nelle piazze.
Fonte Gds