Un rilievo geologico ha evidenziato l’esistenza di zone di taglio che si sono mosse in tempi recenti e l’anomalia nel sollevamento delle linee di costa antiche osservabili nell’area“
La faglia che ha causato il terremoto del Belice è ancora attiva. Proprio mentre ci si accinge a ricordare il terribile sisma che 50 anni fa sconvolse l’intero Paese, gli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica proseguono le ricerche sul rischio sismico nella zona.
Grazie al progetto “Tettonica della Sicilia sudoccidentale”, che ha lo scopo di analizzare le faglie attive che hanno causato i terremoti del Belice e di Selinunte, è stata individuata una faglia che attraversa la zona che va da Castelvetrano a Campobello di Mazara fino a Capo Granitola, in un’area che lambisce anche il territorio palermitano. Nel terremoto del 1968 tra i paesi palermitani che subirono danni ingenti ci furono anche Camporeale, Roccamena, Chiusa Sclafani e Contessa Entellina. Vennero contate 400 (10 soccorritori), mille i feriti e 90 mila gli sfollati.
Un rilievo geologico ha evidenziato, inoltre, l’esistenza di zone di taglio che si sono mosse in tempi recenti e l’anomalia nel sollevamento delle linee di costa antiche osservabili nell’area. Altre indagini, hanno confermato, poi, l’esistenza, in questa zona, di una faglia che sarebbe l’espressione superficiale di una compressione che avviene a livelli profondi.
L’Ingv, inoltre, in collaborazione con gli atenei di Palermo e Catania, l’Accademia di Belle Arti di Palermo, la Rete museale belicina, la Biblioteca centrale della Regione ed altre associazioni, darà vita ad una mostra itinerante sul terremoto del Belice.