Il governo federale svizzero ha modificato la legge per la cottura e conservazione delle aragoste, vietando di cucinarle ancora vive in acqua bollente in tutta la Confederazione. Da ora in poi, gli animali dovranno essere storditi o uccisi in altro modo prima di essere bolliti
Niente più aragoste bollite vive in Svizzera. Il governo federale ha infatti annunciato questo mercoledì che non sarà più possibile cuocere i crostacei gettandoli vivi nell’acqua bollente. Il provvedimento, deposto nel 2015 e ora approvato, sarà in vigore dal 1° marzo 2018: da quella data in tutta la Confederazione elvetica le aragoste dovranno essere stordite o uccise prima di essere cotte. L’iniziativa rientra nella revisione delle leggi sul benessere degli animali: secondo quanto riporta la tv pubblica RTS, le aragoste dovranno essere stordite solo con scosse elettriche o uccise tramite la “distruzione meccanica del cervello”. Inoltre, i crostacei non potranno essere più trasportati su ghiaccio o in acqua ghiacciata e dovranno essere conservati nel loro “ambiente naturale”, estendendo l’iniziativa anche al trasporto dei granchi vivi.
L’iniziativa, partita dagli ambientalisti, è stata approvata dopo un lungo iter. Come si legge nel testo della legge, ogni anno circa 130mila aragoste vive vengono importate in Svizzera, creando problemi non solo a livello etico ma anche igienico. I difensori dei diritti degli animali e gli scienziati ritengono che le aragoste e gli altri crostacei possano sentire dolore, come specifica anche la nuova legge per cui, “secondo le attuali conoscenze, questi crostacei solitari hanno un sistema nervoso complesso e sono sensibili al dolore”.
La relatrice della legge, la deputata Maya Graff del Partito Ecologista, ha ricordato un recente studio dell’Associazione svizzera dei veterinari cantonali sulla pesca, il trasporto, la detenzione e l’uccisione di aragoste per il consumo. Secondo il rapporto, l’attuale sistema è in contrasto con la legge elvetica perché “causerebbe dolore e danni fisici, non sarebbero trasportate correttamente, il contatto con gli animali non è limitato all’essenziale, sono messe a morte crudelmente e le persone che se ne prendono cura non sempre hanno una formazione adeguata”.
(nanopress.it)