Aumentano i costi sui conto corrente. Stando a una stima effettuata da sostariffe per conto de laStampa, è emerso un rincaro in alcune circostanze del 40%.
Tuttavia, nell’ultimo periodo c’è stato un incremento di oltre 36 €. Il rincaro è stato più marcato specialmente nell’ultimo periodo dell’anno 2017, e a detta dell’associazione dei consumatori continueranno anche nel 2018. L’aumento è rivolto soprattutto ai conti correnti misti, ossia quelli che si possono gestire on-line è un’altra parte allo sportello.
Un vero e proprio salasso per il titolare del conto, con variazioni dei costi che, continua Studio Cataldi, “riguarderanno il 12,5% delle banche e toccheranno prelievo contante allo sportello, movimenti allo sportello, bonifici disposti in filiale, costo per ogni utenza domiciliata in banca“.
I conti correnti on line
I conti correnti on line sono rappresentati da conti correnti bancari rivolti a consumatori che intendono svolgere operazioni prevalentemente tramite canali virtuali. Nel 2016, la spesa media di gestione di un conto corrente on line è stata pari a 14,7 euro; la composizione della spesa mostra una netta prevalenza delle spese variabili, pari a circa il 63 per cento del totale, soprattutto se la si paragona con i conti tradizionali, le cui spese variabili non superano il 34 per cento del totale. Nell’arco di un anno su questi conti vengono effettuate in media 140 operazioni – un dato sostanzialmente in linea con il resto dei conti pari a 142 unità – il 74,7 per cento delle quali attraverso canali alternativi allo sportello (il 54,7 per cento nei conti tradizionali). Il significativo divario di spesa osservato tra queste due classi di conti (pari a 62,9 euro, di cui 46 riferibili alle spese fisse) è attribuibile prevalentemente alla diversa struttura tariffaria.
Il canone di base, dal cui pagamento è esente oltre il 95 per cento della clientela on line (contro circa un terzo della clientela tradizionale) concorre a spiegare circa 26 euro della differenza osservata. La diffusione di carte di pagamento, più ampia tra la clientela on line, non comporta per quest’ultima aggravi di spesa, poiché i relativi costi sono significativamente inferiori per le carte di credito o addirittura nulli per le carte bancomat; soltanto per le carte prepagate la spesa dei conti on line è di poco superiore a quella dei conti tradizionali; infine, il limitato ammontare delle “altre spese fisse” consente un risparmio di quasi 8 euro. Circa la metà del divario osservato per le spese variabili (pari a 16,9 euro) è attribuibile alle spese di scrittura, completamente gratuite per i conti on line; la parte restante dipende dalle commissioni sulle disposizioni, generalmente molto più vantaggiose per i conti on line, soprattutto per le operazioni effettuate su canali alternativi allo sportello. I conti correnti postali La spesa dei conti postali rilevata nel 2016 è diminuita di 1,2 euro e si è attestata a 47,8 euro.
I conti postali rimangono significativamente meno costosi rispetto ai corrispondenti prodotti bancari tradizionali; la differenza, complessivamente pari a 29,8 euro (27,5 euro nel 2015), è attribuibile alle “altre spese fisse”, ai canoni delle carte di credito, alle spese per invio di estratto conto; la spesa per i canoni di base e per le carte bancomat risultano sostanzialmente allineate a quelle sostenute dai clienti bancari.
La clientela postale fruisce saltuariamente di servizi quali la tenuta di dossier titoli (il 2,6 per cento dei clienti postali contro il 28,5 per cento dei clienti bancari) e dispone più raramente di carte di credito (11,2 contro 35,3 per cento); per contro il possesso di carte di debito è molto più diffuso tra i clienti postali: tutti i conti postali dispongono almeno di una carta e tale quota si riduce all’88,3 per cento nei conti bancari. La diversa composizione dei servizi contribuisce solo in parte a spiegare la differenza nei livelli di spesa: se si ricalcola la spesa dei clienti postali, lasciando inalterata la struttura delle commissioni e assumendo che fruiscano del medesimo paniere di servizi dei clienti bancari, la differenza di spesa tra le due classi di clienti si riduce da 29,8 a 23,9 euro: la diversa struttura delle commissioni, spiegherebbe pertanto circa l’80 per cento del divario osservato e soltanto il 20 per cento dipenderebbe dal numero e dalla tipologia di operazioni effettuate.
(newsitaliane)