Il leader della Lega Matteo Salvini torna a chiedere la regolamentazione della prostituzione, mentre fra pochi giorni ricorre il 60esimo anniversario della promulgazione della legge che abolì le case di tolleranza“
La riapertura delle case chiuse è uno di quei temi che carsicamente ritornano in superficie a distanza di anni, a seconda degli episodi più o meno esposti alla cronaca o, il più delle volte, sull’onda delle campagne elettorali. E’ anche uno dei cavalli di battaglia del leader della Lega Matteo Salvini, che ancora una volta è tornato a chiedere la regolamentazione – ma soprattutto la tassazione – della prostituzione “come nei Paesi civili”, prima con un post su Twitter (citando il caso della moglie di un pensionato che aveva permesso con i suoi sospetti di scoprire un giro di prostituzione in un centro massaggi cinese), poi in un’intervista alla trasmissione di Rai Radio1 “Radio anch’io”.
“Un lavoro come un altro”
“C’è chi sceglie, invece di fare l’insegnante, il poliziotto, il muratore o il giornalista a Rai Radio 1, di prostituirsi, per soldi. Nel mondo sviluppato non si fa finta di niente. Oggi in Italia questo mercato lo gestisce la criminalità. E riguarda 80 mila persone. In Austria, Svizzera, Germania si mettono le regole, si danno garanzie è un lavoro come un altro che si fa per scelta ed è sanitariamente tutelato e tassato. Io al Governo voglio un paese con delle regole”, ha spiegato il leader del Carroccio ai microfoni di di Giorgio Zanchini.
Le parole di Salvini sono state duramente criticate dall’ex presidente della Camera Irene Pivetti, ai tempi pasionaria della Lega Nord. “E’ un peccato che per rimediare ad una grave idiozia del candidato Fontana, Salvini abbia voluto distrarre l’attenzione rilanciando il tema della prostituzione”, ha detto Pivetti, sottolineando che “avallare l’idea che vendersi possa essere un lavoro è la prima forma di violenza sulle donne, come se potesse mai essere lecito usare una donna come una cosa”. Più smussata la posizione di Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, che di Salvini è alleata di coalizione alle prossime elezioni: “Chiaramente come donna io considero la questione della riapertura delle case chiuse, della prostituzione, una sconfitta, ma penso che dobbiamo anche fare i conti con il fatto che non e’ qualcosa che stiamo sconfiggendo e se la prostituzione ci deve essere meglio che sia regolamentata”.
“Arrangiatevi!”
A quasi sessant’anni dal 20 febbraio 1958, giorno della promulgazione della Legge Merlin che abolì le case di tolleranza e introdusse i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione (contestualmente dichiarata legale perché considerata parte delle scelte individuali garantite dalla Costituzione, in quanto libertà personale inviolabile), Matteo Salvini è in buona compagnia quando chiede la riapertura delle case chiuse, le cui finestre si spalancarono alla mezzanotte del 19 settembre 1958 al grido “Arrangiatevi!”, come il titolo del film di Mauro Bolognini con Totò e Peppino De Filippo (un vero e proprio instant-movie, girato pochi mesi dopo l’entrata in vigore della norma).
Dal 1958 (ma bisognerebbe contare anche i dieci anni precedenti di acceso dibattito parlamentare) il tema della regolamentazione della prostituzione, che in Italia per effetto della legge Merlin è libera ma appunto non regolamentatata, è stato sventolato nel tempo sia da destra sia da sinistra con decine di proposte di legge e relative polemiche.
Solo per citare gli ultimi esempi possiamo ricordare la proposta bipartisan della senatrice Pd Maria Spilabotte nel 2015 che prevedeva tra le altre cose l’istituzione di zone in città dedicate alla prostituzione, controlli sanitari, fiscalità e contrasto allo sfruttamento; il voto degli iscritti 5 Stelle della piattaforma digitale Rousseau, dove la proposta di legge sulla riapertura delle case chiuse aveva fatto il pieno di voti, superando quella sullo stipendio del parlamentari o il reddito di cittadinanza; la figuraccia del sindaco di Roma Ignazio Marino che voleva istituire una red zone nel quartiere dell’Eur con il rischio di andare però contro la legge Merlin e vedere il Campidoglio accusato di favoreggiamento della prostituzione; il disegno di legge del senatore di Forza Italia Antonio Razzi che, candidato proprio alla poltrona di primo cittadino della Capitale, sempre nel 2016 proponeva una nuova “disciplina dell’esercizio professionale della prostituzione”.
Nel programma di Vittorio Sgarbi, che si candida da solo alle elezioni politiche 2018, c’è anche la riapertura delle case chiuse (insieme all’ingresso gratuito ai musei, l’abolizione di Equitalia e degli autovelox).
I Paesi civili
Ma qual è la situazione nei “Paesi civili” citati da Matteo Salvini? In Olanda, Germania, Austria, Svizzera e Grecia la prostituzione è consentita e regolamentata. In Svezia, Norvegia, Islanda e Francia è illegale e la legge punisce i clienti e non le prostitute. In molti paesi dell’Est, come Slovacchia e Polonia la prostituzione è legale ma i bordelli sono fuori legge, e così via. In questo quadro variegato, la Germania, dove i bordelli sono legali e le attività vengono tassate, viene spesso portata ad esempio per quello che riguarda i pro e i contro delle case chiuse: se da un lato la legge ha fatto delle prostitute delle lavoratrici autonome, con tanto di assicurazione e cassa malattie, dall’altro non ha fatto piazza pulita dello sfruttamento sessuale, che coinvolge soprattutto ragazze dell’Est, come spiegava Stefano Vastano in un’inchiesta del 2015 apparsa su L’Espresso.
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