Il peschereccio Aliseo, mitragliato dalla guardia costiera libica due giorni fa, ha attraccato al porto di Mazara del Vallo alle 7,49. Sul ponte il comandante Giuseppe Giacalone con la testa fasciata. Giacalone è rimasto ferito dalle schegge dei vetri andati in frantumi dopo i colpi di proiettile esplosi dai libici. Giacalone è stato anche ferito di striscio a un braccio. Ad accogliere in banchina l’equipaggio del peschereccio, oltre al sindaco Salvatore Quinci e al vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero, che è salito a bordo della motovedetta della Guardia Costiera per salutare i marittimi prima ancora del loro arrivo in porto, i familiari dei sette uomini d’equipaggio. Tra di loro anche la moglie del comandante Giuseppe Giacalone, Nuccia, e il figlio Alessandro, che è anche l’armatore dell’imbarcazione. Il capitano dell’Aliseo ha una benda in testa e una maglietta sporca di sangue a causa delle ferite provocate dalle schegge del finestrino della cabina, mandato in frantumi dai colpi di mitraglia sparati dai militari libici.
In porto anche i carabinieri della Scientifica di Trapani che saliranno a bordo per una serie di rilievi dopo che la Procura di Roma, competente per i reati commessi all’estero, ha aperto un fascicolo sull’assalto da parte della motovedetta libica delegando le indagini al Ros. Tra le autorità è presente, in rappresentanza del governo regionale, anche l’assessore alla Pesca Toni Scilla.
“Questa vicenda dimostra che c’è un pezzo di Guardia costiera libica che non risponde al governo. Chiediamo al governo italiano un gran lavoro di diplomazia affinché anche la nostra marineria nel Mediterraneo abbia la giusta sicurezza”, ha detto il sindaco di Mazara del Vallo Salvatore Quinci. Il sindaco andrà martedì prossimo a Roma per incontrare il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e quello dell’Interno Luciana Lamorgese per un esame della situazione della marineria mazarese che sollecita una maggiore protezione nell’attività di pesca al largo delle coste nordafricane da parte delle nostre autorità.
Repubblica – Massimo Lorello