In assessorato si attendevano al massimo 10 mila domande, e per questo motivo avevano segnato in rosso la data del 31 ottobre 2017: entro quel martedì le graduatorie di chi ha diritto al contributo regionale per trovare un lavoro dovevano essere pronte. Invece di domande ne sono arrivate 22 mila, che hanno fatto andare in tilt il sistema di gestione del cosiddetto contratto di ricollocazione. Al punto che ieri la Regione ha dovuto comunicare a tutti gli interessati che l’esame delle pratiche non finirà prima di febbraio.
Cronaca di un ritardo che da anni costringe a tenere nei cassetti 15 milioni di fondi comunitari. Il contratto di ricollocazione è stato pensato alla fine del 2104 dall’allora assessore Bruno Caruso. La formula è innovativa: stanziare fondi europei non per concedere aiuti a fondo perduto ma per creare un sistema di intermediazione che prenda in carico i disoccupati (soprattutto quelli figli della crisi del 2008) e accompagnarli fino all’assunzione in una azienda o all’apertura di una impresa autonoma.
Il bando è poi realmente arrivato alla fine della scorsa estate. E funziona così: è stato creato un elenco di enti (molti provenienti dal sistema della formazione professionale) che prenderanno in carico i disoccupati, li formeranno, e poi proveranno a trovargli un posto di lavoro.
L’interesse degli enti intermediari è diretto perché riceveranno i fondi regionali solo se il disoccupato troverà davvero un posto. Nello specifico: 4 mila, 6 mila o 8 mila euro a seconda della durata del contratto (il top è per il posto fisso).
Nel frattempo i disoccupati riceveranno un massimo di 944 euro per la fase di formazione.
Un piano che ha riscosso più successo di quanto alla Regione si attendessero: le domande sono state 22 mila. «Per finanziarle tutte – commenta adesso Antonio Parrinello, dirigente del dipartimento Lavoro – servirebbero 80 milioni e noi ne abbiamo solo 15».
Ma il vero problema, in questa fase, per l’assessorato guidato da Mariella Ippolito è uscire dall’impasse amministrativa: «Le domande andavano inviate on line oppure presentandosi ai Centri per l’impiego – commenta ancora Parrinello – ed è per questo che il sistema è andato in tilt. La maggior parte sono state presentate di persona e gli uffici non sono riusciti a caricarle in tempo nel sistema informatico. Prevedevamo di avere la graduatoria con un clic entro fine ottobre. Invece arriveremo a febbraio».
Parrinello ricorda «il caos nei nostri uffici nei giorni in cui il bando era aperto. C’erano anche 500 persone al giorno». Alla fine, quella che è venuta fuori è una mappa del disagio in Sicilia, che vede Palermo al top: circa settemila le domande arrivate dal capoluogo, un terzo di quelle piovute da tutta la Sicilia.
Ora però in assessorato si apre la partita più importante: «La graduatoria arriverà presto – assicura Parrinello – poi dovremo sperare che il sistema ideato funzioni». In pratica, bisogna verificare che gli enti intermediari riescano davvero a trovare un posto di lavoro ai disoccupati. O almeno a quelli utilmente posti in graduatoria, visto che è sicuro che delle 22 mila domande pervenute solo qualche migliaio potrà essere finanziata.
«Se la risposta sarà buona da parte del mercato del lavoro – ha concluso Parrinello – potremmo anche stanziare più fondi su questa misura». In ogni caso l’assessorato guidato dalla Ippolito si riserva di sparare almeno altre tre cartucce (leggasi fondi europei) per aiutare i disoccupati. Sono in arrivo tre bandi che valgono 60 milioni: il primo, il più atteso, permette di pagare gli stages negli studi professionali dei giovani neolaureati (previsto un compenso da 600 euro al mese per avvocati, commercialisti e praticanti vari). Il secondo bando finanzia stages extracurriculari per studenti e il terzo per apprendisti artigiani.
(Gds.it)