Il primo cittadino: «Abbiamo accolto con gioia Sua Eccellenza, in una logica di condivisione di un obiettivo comune: far crescere la nostra comunità, costruendo una città a misura dei più piccoli e dei più vulnerabili»
Il vescovo della diocesi di Mazara del Vallo, Mons. Angelo Giurdanella, ha portato ieri il suo saluto al sindaco di Petrosino Giacomo Anastasi. Due i momenti di incontro e confronto con Sua Eccellenza: il primo insieme alla giunta e ad alcuni consiglieri, il secondo, in aula consiliare, insieme ai dipendenti comunali.
«Abbiamo accolto con gioia Mons. Angelo Giurdanella, insieme al parroco don Carmelo Caccamo, in una logica di condivisione di un obiettivo comune: far crescere la nostra comunità – dichiara il sindaco Anastasi – Abbiamo avuto una lunga e piacevolissima conversazione in cui abbiamo provato a raccontare l’identità di questo territorio, ma abbiamo anche parlato dello spirito con cui vogliamo costruire una città a misura dei più piccoli e dei più vulnerabili, trovando soluzioni a problemi che ci sono. Se dovessi condensare l’incontro con Sua Eccellenza in due termini – ha aggiunto il primo cittadino – utilizzerei servizio e comunità: il servizio come predisposizione verso gli altri, a partire dai più bisognosi; la comunità come orientamento del fare politica, con gesti quotidiani, anche semplici, finalizzato al bene comune».
In occasione della sua visita in Municipio, il vescovo ha voluto sottolineare da dove è nata l’idea di incontrare le amministrazioni, oltre che le comunità ecclesiali e le autorità civili e militari.
«È un desiderio e un impegno che ho maturato fino dal mio arrivo in diocesi – spiega Mons. Giurdanella – perché ritengo che abbiamo in comune un servizio, la crescita delle persone. Attorno all’uomo ci si incontra, pur mantenendo le nostre diversità e i compiti a cui siamo stati chiamati. Sia come comunità ecclesiale che civile – ha precisato Sua Eccellenza – dobbiamo interessarci degli altri, soprattutto dei più fragili e dei più deboli, degli ultimi, affinché non restino soli. E dobbiamo imparare ad ascoltare di più e a giudicare di meno i giovani, affinché non vadano via e restino in questa terra, perché sono risorse non solo future ma presenti».