Fare il selfie del voto elettorale non è un reato da poco e non può essere cancellato con il ‘colpo di spugna’ previsto per i fatti di scarsa rilevanza penale e allarme sociale. Lo sottolinea la Cassazione.
I supremi giudici – con il verdetto 9400 depositato oggi dalla quinta sezione penale – hanno infatti confermato la multa da 15mila euro nei confronti di un fiorentino che nella cabina elettorale aveva fotografato con il cellulare la sua scheda appena compilata. Senza successo Luigi B., con precedenti dello stesso genere, ha contestato davanti ai supremi giudici la condanna inflittagli dalla Corte di Appello di Firenze nel 2017 ammettendo di aver scattato la fotografia ma chiedendo di non essere punito perchè prima di entrare in cabina il presidente del seggio non gli aveva rivolto l’invito a non introdurre “il mezzo di riproduzione visiva”.
Ad avviso dei magistrati di merito, questo comportamento dell’elettore e’ da considerarsi di “particolare gravità” e pertanto lo hanno sanzionato pesantemente dopo aver commutato la pena detentiva in multa per la scelta del rito abbreviato. Quanto al fatto di non aver ricevuto alcun ammonimento preventivo dal presidente del seggio, la Cassazione sottolinea che sebbene la legge prevede che all’elettore sia rivolto l’invito “a depositare” cellulari e mezzi “in grado di fotografare o registrare immagini”, l’inosservanza di questa prescrizione “è priva di conseguenze penali” per il presidente che dimentica di seguirla. “Dal che si deduce – concludono gli ‘ermellini’ – come tali ulteriori condotte, ed in particolare l’invito del presidente all’elettore a depositare le apparecchiature di registrazione, non costituiscono alcuna condizione di procedibilità o punibilità della condotta” vietata dalla legge 96 del 2008.
Ansa