Le associazioni ambientaliste scendono in campo per chiedere la tutela di Capo Feto, parco naturale, oasi faunistica, zona da preservare e difendere dalle numerose aggressioni cui è quotidianamente sottoposto ad opera di fruitori inconsapevoli dell’importanza del sito. E’ un luogo elencato fra quelli d’importanza comunitaria che merita una protezione speciale. Il prossimo 26 novembre è in programma una manifestazione organizzata da tutti i responsabili delle associazioni locali, regionali e nazionali. Questa volta a fare scattare la protesta la destinazione della Stazione di Vedetta di Capo Feto che dovrebbe diventare una struttura ricettiva o che dovrebbe erogare servizi turistici. E’ stato stipulato, infatti, tra il comune di Mazara e l’Agenzia del Demanio, un protocollo che mira a sviluppare una branca del turismo, il cosiddetto “turismo lento”. Mazara è inserita nel percorso ‘ciclopedonale del Sole’ che copre circa 3000 chilometri, da nord a sud . Con il protocollo stipulato, è stata individuata la stazione di Vedetta di Capo Feto quale immobile da valorizzare e affidare, attraverso un apposito bando, ad imprenditori under 40, associazioni o cooperative che potranno realizzarvi un’attività ricettiva o di servizi funzionali al progetto del turismo lento. Ad opporsi a questo progetto ci sono le associazioni ambientaliste che non vogliono vedere trasformato Capo Feto “in un parco di divertimenti” come dicono, ma c’è anche la Soprintendenza di Trapani la quale rileva che nel 2006 ha spesso 300.000 euro per una riqualificazione ambientale della palude di Capo Feto in cui era prevista anche la demolizione dell’immobile dell’Agenzia del demanio che però è ancora in bella vista e cadente. Quindi niente ristrutturazione perché nel sito Ramsar , come ricorda la stessa Soprintendenza in una pubblicazione – ci sono alcune presenza importanti quali “ le specie floristiche psammofile e alofile di interesse comunitario; le presenze, durante il periodo migratorio, di specie dell’avifauna migratoria, alcune delle quali sono elencate nella direttiva Uccelli 79/409 della Comunità Europea in quanto minacciate di estinzione; possibile sito di ovodeposizione della tartaruga Caretta Caretta specie protetta di Interesse comunitario”. “Qui sembra – sottolinea il naturalista dell’associazione Fare Ambiente, Enzo Sciabica – che non ci sia ancora coerenza nella politica per la salvaguardia del patrimonio naturale voluta da Stato, Regione e Comune. Se ci fosse stata coerenza e “leale collaborazione”, siamo convinti che l’ex “Stazione di Vedetta” del biotopo Capo Feto non sarebbe stata inclusa nel progetto “Valore Paese – Cammini e Percorsi – Pista del Sole” perché non è ammissibile (e non lo vuole nemmeno la legge) che una zona Ramsar possa trasformarsi in un parco di divertimenti. Diversa la posizione della Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Trapani che dopo un intervento di riqualificazione ambientale da essa stessa gestito, ha preventivato “la pericolosità di quell’immobile” che deve essere demolito. La Stazione (ex idrovora) è un immobile costruito all’interno della palude di Capo Feto, nel periodo del fascismo, intorno al 1939 e doveva servire per bonificare l’area, 453 ettari di dune sabbiose e piccoli spechi d’acqua. Dopo i periodi bellici, è stata abbondonata. Il protocollo d’intesa è stato stipulato la scorsa estate tra l’Assessore comunale alle Politiche Comunitarie Vito Ballatore in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale ed alla presenza del segretario generale dell’Ente Antonella Marascia e l’Agenzia del Demanio rappresentata da Marco Palazzotto e Silvia Noto. Il Comune, in base al protocollo stipulato, sovrintenderà insieme all’Agenzia del Demanio alle procedure e potrà inoltre individuare ulteriori immobili nel territorio compatibili con il progetto. Dal 1999 al 2002 le paludi di Capo Feto sono state coinvolte in un progetto della Comunità Europe, Life- Natura, per la reintroduzione di specie scomparse nei propri areali storici. Oggi è in totale abbandono. La zona ha, da sempre, sofferto per i dissennati sfruttamenti dell’uomo che, non comprendendo l’importanza dell’ecosistema in questione, ne continua a minare irrimediabilmente l’esistenza.
(Fonte: Giornale di Sicilia – Salvatore Giacalone)