“Trovate a Selinunte le tubature costruite dai greci ed attraverso le quali l’acqua arrivava nelle case, nuovi ambienti domestici destinati al culto come ad esempio altari cilindrici e la più antica raffigurazione di tutto il mondo greco di Hekate, personaggio di origine pre – indoeuropea che fu ripreso nella mitologia greca. Ecate o Hekate, regnava sui demoni malvagi, sulla notte, sulla luna”.
Lo annuncia Enrico Caruso, direttore del Parco Archeologico di Selinunte sottolineando che “Quella rinvenuta a Selinunte è la più antica raffigurazione di Ecate in tutto il mondo greco”. “Abbiamo rinvenuto – prosegue Caruso – anche vasi corinzi, oggetti ornamentali, statue ed addirittura un flauto sempre dell’epoca greca.
Abbiamo ricostruito le case risalenti all’epoca classica ed ellenistica, dopo la distruzione del 409 a.C. Oggi mostreremo alla stampa la ricostruzione della facciata del Tempio Y.
Infatti abbiamo trovato alcuni elementi architettonici che appartenevano alla facciata e siamo riusciti parzialmente a ricostruirla. Si tratta del Tempio dorico, circondato da colonne, più antico tra quelli Selinuntini”.
Il Parco Archeologico di Selinunte è tra i più grandi in Europa: comprende al suo interno un’intera città e due zone suburbane destinate ad accogliere, ad Occidente piccoli santuari e ad Oriente i grandi santuari.
Oggi, in anteprima assoluta, la stampa italiana e internazionale, potrà anche ammirare la straordinaria ricerca dei geologi dell’Università di Camerino che sono riusciti a vedere, individuare gli strati più profondi del terreno su cui i greci decisero di insediarsi.
“Questa scoperta – conclude Caruso- ci permetterà di trovare le soluzioni migliori per perpetuare nel futuro prossimo ed anche oltre il patrimonio straordinario di Selinunte”.
“Con una termocamera ad alta sensibilità termica, caricata sul drone, i geologi dell’Università di Camerino hanno rilevato sul terreno dell’area archeologica di Selinunte, alcune anomalie termiche riconducibili ad importanti strutture sepolte di circa 2700 anni fa che dal “Tempio M” scendono verso il porto”.
Lo ha annunciato Fabio Pallotta, geoarcheologo consulente dell’Università di Camerino del Parco Archeologico di Selinunte. “Verosimilmente – spiega Pallotta – era un susseguirsi di templi e di vasche colme di limpida acqua sorgiva che ruscellava verso il mare africano per offrire prezioso ristoro ai viaggiatori di confine.
Da queste immagini termiche tutti possono osservare come il gradiente di calore delinea nel terreno perfetti disegni geometrici che circondano proprio i resti del cosiddetto “Tempio M”, ora collocato lungo la sponda destra del Fiume Selino, ma che in origine spiccava con tutta la sua bellezza sull’estremo promontorio occidentale dell’incantevole laguna”.
In giornata la stampa italiana e internazionale effettuerà una visita nel’area archeologica per scoprire dal vivo le ricerche effettuate dagli esperti.
Ansa