In manette anche due nipoti del boss Giuseppe Scaduto. Estorsioni a tappeto sul territorio e contatto con le famiglie mafiose del Trapanese e del Palermitano
I Carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno fermato sei persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa ed estorsione ai danni di alcuni commercianti di Bagheria, cittadina alle porte del capoluogo siciliano.
I militari nell’ambito dell’inchiesta “Legame” hanno ricostruito gli episodi estorsivi, confermati anche da alcuni collaboratori di giustizia che in passato avevano occupato ruoli apicali nel mandamento. Tra i fermati figura anche Paolo Liga, nipote di Giuseppe Scaduto. Quest’ultimo è ritenuto capo del mandamento mafioso di Bagheria, ed è già stato arrestato lo scorso mese di ottobre nell’ambito dell’operazione “Nuova Alba”. Liga, sostengono gli inquirenti, “era costantemente in contatto diretto con i vertici del mandamento, ne custodiva e gestiva l’arsenale insieme ad altri indagati tra cui Salvatore Farina, composto da pistole, fucili e mitragliette con matricola abrasa”.
Inoltre avrebbe avuto “la funzione di agevolare i contatti con Cosa Nostra palermitana e trapanese, compreso con il boss latitante Matteo Messina Denaro”. E si sarebbe adoperato nella gestione diretta delle attività estorsive ai danni degli operatori commerciali della zona, coordinando le attività illecite degli altri affiliati, arrestati nell’operazione, i fratelli Claudio e Riccardo De Lisi, che gli investigatori ritengono essere gerarchicamente sottoposti a lui.
Le indagini avrebbero consentito di individuare i responsabili di una estorsione commessa dall’aprile 2014 fino a tutto il 2016, ai danni del titolare di una società che fornisce servizi di sicurezza per locali notturni. Tra questi figurano Giuseppe Sanzone e Rosaria Maria Liga, sorella di Paolo e nipote del capo mandamento Giuseppe Scaduto. La donna avrebbe partecipato alla raccolta del denaro destinato, in quel momento, anche al sovvenzionamento della latitanza del fratello Paolo Liga, sottrattosi, nel novembre 2015, alla cattura nell’ambito dell’indagine “Reset 2”. Ricostruita anche un’estorsione ai danni di un intermediario finanziario di Bagheria, che sarebbe stato costretto a cedere l’auto, come anticipo sulla pretesa di 50.000 euro che sarebbe stata avanzata da cosa nostra. Per l’esecuzione dei provvedimenti sono stati impegnati circa 60 Carabinieri, con l’ausilio di unità cinofili per la ricerca di armi ed esplosivi e un elicottero del 9° Nucleo elicotteri di Palermo. Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo siciliano.
La SIiclia