Il giovane fa parte della 4ª generazione di una famiglia dedita alla raccolta e lavorazione del sughero
L’inaugurazione del presepe vivente domenica 8 dicembre alle ore 17,30
[CASTELVETRANO/TRAPANI] Riccardo Bua, 40 anni, è sugheraio artigiano per tradizione. E anche lui sarà all’interno del Villaggio di Betlemme che si inaugura domenica 8 dicembre, alle ore 17,30, al Parco fattoria “Rosario Carimi”, sulla strada provinciale 21 a Castelvetrano. Il Villaggio sarà un vero contenitore che mette insieme mestieri scomparsi o che stanno per scomparire.
BUA, 4 GENERAZIONI DI SUGHERAI – Una capanna, un piccolo tavolo e poi gli attrezzi poveri del lavoro: il coltello del nonno, una pietra per affilare e le lastre di sughero. Riccardo Bua è la quarta generazione di una famiglia dedicata da duecento anni alla raccolta e lavorazione del sughero a Castelvetrano. «L’attività fu iniziata dal mio bisnonno – racconta Riccardo – poi proseguita con mio nonno e mio papà Gaspare». Non a caso l’azienda Bua è nata a Castelvetrano. Qui c’era l’antica foresta di Birribaida, utilizzata come riserva di caccia dell’imperatore Federico II di Svevia, che arrivava sino a Sambuca di Sicilia. A Castelvetrano nei decenni ci sono stati commercianti svizzeri, inglesi e tedeschi che producevano materiale in sughero, a dimostrazione del fatto che la zona era ricca di querce da dove estrarre la materia prima. La famiglia Bua ha sempre prodotto tappi per bottiglie del settore vinicolo, dapprima con la lavorazione a mano, poi con l’utilizzo delle macchine meccaniche. Ma Riccardo, sin da ragazzino, ha messo in pratica la sua arte creativa, realizzando a mano piccoli cimeli col solo utilizzo di lame e coltelli. E sono quelli che realizzerà durante l’apertura del Villaggio.
GLI ANTICHI MESTIERI CHE RIVIVONO – All’interno del Villaggio di Betlemme troveranno posto anche altri antichi mestieri che stanno per scomparire. Come il maniscalco, ossia colui che si occupa del pareggio e ferratura del cavallo. Giuseppe Lomanto questo mestiere lo fa di professione e al Villaggio lo metterà in pratica facendolo conoscere al pubblico. «Fare il maniscalco è una vera arte: un’importante fase della ferratura è, infatti, il pareggio, che consiste nell’asportazione dell’eccessiva crescita delle varie parti dello zoccolo rivolte verso il suolo» spiega l’organizzatore Filippo Carimi. Ma ci sarà anche il vasaio che, a mano, realizzerà vasi e piccoli cimeli di terracotta.
I VESTITI COME NELL’ANTICA BETLEMME – Il Villaggio farà rivivere l’atmosfera di 2.000 anni fa. Tutto è curato nei minimi particolari. A partire dai vestiti. «Per gli ottanta figuranti, tra pastori esultanti, artigiani nelle botteghe, Re Magi, la Madonna e San Giuseppe abbiamo pensato e realizzato i vestiti ad hoc con stoffe antiche, tessuti poveri – spiega la regista Silvia Rizzo – questo grazie allo studio e la ricerca dei testi sacri che ci consentirà di mettere in atto una ricostruzione unica».
LA LOCANDA CON LA COMPAGNIA “EQUUS” – Lungo il percorso, prima di arrivare alla Natività, verrà allestita la locanda con la preparazione dei cibi poveri: ai visitatori saranno offerte patate bollite, verdure e carne, ricotta e il pane preparato nel forno a legna. La zona della locanda sarà animata dagli allievi della scuola d’equitazione “Equus” di Giuseppe Cimarosa.
IL VILLAGGIO SOTTO LE STELLE – Il Villaggio di Betlemme rimarrà aperto a dicembre (8, 21, 22, 26, 28, 29) e a gennaio 2020 (5 e 6). Il primo ingresso è consentito alle 17,30, l’ultimo alle ore 20,30. Nel ticket d’ingresso (7 euro) sono comprese le degustazioni. Acquistare i biglietti è possibile anche online sul sito www.villaggiodibetlemme.it
Comunicato Stampa