I dati parlano chiaro. Anche a Bologna le persone hanno voglia di rendersi utili. Lo dimostra il successo, inatteso, di OOPZ, una nuova app che permette di chiedere e offrire aiuto per piccoli lavoretti (es: portare la spesa, cambiare una gomma, spostare un divano, ecc.) in cambio eventualmente di un piccolo compenso concordato in anticipo. A Bologna gli ““helpers” (a Bologna si chiamerebbero “ciappinari”)– gli utenti che si iscrivono all’app dichiarandosi disposti a fornire aiuto – sono 153 gli utenti totali crescono ogni giorno. Non sono di certo numeri da Silicon Valley, ma testimoniano l’apprezzamento dei bolognesi per questo modello particolare di “sharing on demand” che può aiutare le persone a risolvere, in modo semplice, molti piccoli problemi quotidiani, dall’auto in panne, alle buste pesanti da farsi portare a casa.
E dire che secondo i programmi degli esperti di marketing reclutati dalla startup, il lancio ufficiale di OOPZ, avvenuto a fine giugno, sarebbe dovuto restare circoscritto alla sola città di Torino, sede di V-Solutions, fino al termine dell’estate. L’espansione al di fuori dei confini sabaudi era prevista più in là nel tempo. Per l’autunno del 2020, periodo durante il quale era già stata programmata una campagna di marketing e comunicazione su altre grandi città (Milano, Firenze, Bologna, Palermo, ecc.). La diffusione su tutto il territorio nazionale, era in programma, poi, per la primavera del 2021.
A “sconvolgere” i piani, in positivo, ci hanno pensato invece il passaparola e la voglia di condividere e dare una mano dei bolognesi e più in generale degli italiani. In barba a qualsiasi pianificazione OOPZ, disponibile sia su App Store che su Google Play è stata scaricata in tutto il Bel Paese, non solo da chi aveva effettivamente bisogno di un aiuto, per risolvere qualche problema, ma anche da molti utenti che si sono registrati subito come “helpers”.
Che in Italia ci fosse spazio per un’applicazione di questo tipo, il fondatore di OOPZ, Vincenzo Bruno CEO di V-Solutions la startup che ha prodotto l’app, ne era certo. Oggi il mercato del sharing on demand (basato sulla condivisione di servizi tra utenti, all’interno di una community) vale circa 300 miliardi di dollari nel mondo ed è alla base del successo di unicorni come AirBnB e BlaBlaCar
Quello che nessuno poteva prevedere, però, neppure il suo fondatore, era che OOPZ potesse ottenere una diffusione imprevista, grazie al semplice passaparola, senza bisogno di implementare particolari strategie di comunicazione. «Il successo un po’ inatteso di Oopz al di fuori di Torino, città in cui è avvenuto il lancio “ufficiale”, è stata per me e per i miei soci, una lieta sorpresa e un’importante conferma del fatto che la nostra idea era giusta » – ha detto Vincenzo Bruno, CEO di V-Solutions la startup che ha prodotto Oopz!, commentando i dati – «Lo abbiamo sempre pensato, naturalmente, ma ora sappiamo per certo che in Italia c’è spazio per piattaforme basate sulla collaborazione e la partecipazione, capaci di risolvere in modo smart, problemi grandi e piccoli del nostro vivere quotidiano”, ha concluso Bruno.
Gazzetta di Bologna