In tutto sono previsti 571 nuovi posti per l’emergenza pandemica (253 in terapia intensiva e 318 in sub-intensiva, il 50% di quest’ultimi predisposto a trasformarsi in intensiva entro 48 ore in caso d’emergenza) in 31 ospedali della Sicilia. Con 52,6 milioni è finanziato l’intervento strutturale sui reparti, più l’adeguamento dei pronto soccorso con percorsi separati fra pazienti Covid e non. Sul piatto altri 57,6 milioni per l’acquisto di attrezzature elettromedicali. Con l’Iva si arriva a un totale di 128.291.500,10 euro. Tutti a disposizione di Nello Musumeci, commissario delegato da Palazzo Chigi «per l’attuazione degli interventi finalizzati alla realizzazione delle opere previste nel piano regionale approvato dal Ministero della Salute».
Ma cosa prevede il piano presentato da Musumeci a Roma (dopo averlo concordato con l’assessore Ruggero Razza)? La Sicilia ha potuto consultarlo: ecco il dettaglio.
Nel Catanese il maggiore investimento è sul San Marco di Librino: 19 posti di intensiva e 16 di sub-intensiva, con oltre 2 milioni solo per l’adeguamento (anche del pronto soccorso), a cui si aggiungono 3 milioni di attrezzature, per un totale di 6 milioni compresa Iva. Un finanziamento in linea con quello sul Policlinico etneo (quasi 6,3 milioni), in cui saranno creati 30 posti (16 di Ti e 14 di Tsi), con oltre 3 milioni di apparecchiature. Sotto il Vulcano si punta anche su altri ospedali: Garibaldi Centro (8 postazioni di Ti e 16 di Tsi, 5 milioni per lavori e strumenti), Cannizzaro (16 Tsi; fondi per 3,7 milioni per interventi e apparecchiature) e Garibaldi Nesima (10 di Tsi, 2,7 milioni a disposizione tutto compreso). In provincia nuovi posti anche al Gravina di Caltagirone (18) e al S. Marta e S. Venera di Acireale (5), con risorse complessive pari rispettivamente a 3,7 e 1,5 milioni.
Catania partiva con una dote di posti maggiore in base alla popolazione, ma oggi in sofferenza, come il caos vissuto in questi giorni dimostra, è Palermo. E non a caso la parte più consistente del piano commissariale di Musumeci si concentra negli ospedali del capoluogo di regione. La Villa Sofia-Cervello, con oltre 18 milioni è l’azienda a cui è destinato l’investimento più massiccio: 11 posti nel presidio del Villa Sofia, 28 al Cervello e addirittura 40 (equamente suddivisi fra Ti e Tsi) nel plesso del Cto. Che è anche quello con il progetto più a lunga scadenza: a fine 2021. Poiché, come si legge nelle note del piano, «l’intervento è di particolare complessità, in quanto da eseguire nel contesto della complessiva riqualificazione dell’intero plesso ospedaliero». Il piano anti-Covid a Palermo prevede il potenziamento di Policlinico (32 posti) Ospedale dei Bambini (2); nessun incremento nelle strutture della provincia, con Partinico già riconvertito in Covid-hospital.
Stesso schema a Messina, dove il Policlinico (32 nuovi posti di rianimazione) e il Papardo (27) incrementeranno la loro dotazione, con 6,5 e 5,6 milioni a disposizione. Al di fuori delle tre aree metropolitane, il piano della Regione prevede di ottenere una sorta di “autosufficienza nell’emergenza” delle singole province, nella prospettiva di aumento esponenziale dei contagi, ma con una più capillare distribuzione sul territorio.
A partire dal bacino Agrigento-Caltanissetta: oltre al San Giovanni Di Dio (20 posti) nella città dei templi, previsto un incremento anche a Ribera (20), sempre più sito anti-Covid, e a Sciacca (12); a Caltanissetta ben 28 posti al S. Elia, ma altri 14 al Di Cristina di Gela.
Analoga strategia nel Ragusano (27 posti al Civile di Ragusa, 11 al Maggiore di Modica e 7 al Guzzardi di Vittoria ), nel Siracusano (31 all’Umberto I di Siracusa e 3 al Di Maria di Avola) e sul versante occidentale dell’Isola, dove si punta soprattutto sul triangolo Trapani-Marsala-Mazara, con in tutto 16 posti di intensiva e 24 di sub-intensiva. A Enna, capoluogo della provincia a più alto tasso regionale di contagio, i nuovi posti all’Umberto I saranno 16.
Le risorse per il piano sono del governo nazionale (da un plafond della Banca europea degli investimenti) e Musumeci le gestirà, col regime commissariale, con deroghe simili allo “Sblocca-cantieri” nazionale. Il governatore ha nominato Tuccio D’Urso suo braccio destro. L’ex dirigente regionale dell’Energia è soggetto attuatore del commissario delegato e coordinatore della struttura tecnica di supporto. I super poteri sono dettagliati nel decreto di nomina firmato dal commissario nazionale per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri. Musumeci, fra l’altro, dovrà «ottenere le autorizzazioni amministrative occorrenti», «attuare le opere e porre in atto i servizi tecnici connessi» (progettazione, direzione lavori, sicurezza, collaudi), ma soprattutto «accelerare i procedimenti di appalto».
Il governatore-commissario avrà una corsia privilegiata per le gare. Con tempi rapidi fissati da Roma: 25 giorni per l’affidamento dei lavori, 15 giorni per gli incarichi professionali, 10 giorni per i “contratti di secondo livello” basati su accordi-quadro del commissario straordinario. Infatti, lo schema del piano prevede che molte delle procedure dei 31 interventi inizino il 25 novembre per concludersi il 25 gennaio 2021; per altri progetti 60 giorni di tempo a partire dal 10 gennaio.
E ora per Musumeci, da sempre insofferente ai burocrati “grattatori di pancia”, è una bella sfida dimostrare un uso rapido ed efficace dei poteri speciali per appalti-lampo. Consapevole, come di certo sarà, che in Sicilia la sanità – come mostrano decine di inchieste giudiziarie – è il settore a più alto tasso di corruzione, oltre che una proficua diversificazione degli affari mafiosi.
Fonte LaSicilia