In un disco la “regina delle sigle” canta con sedici artisti i suoi brani storici: “La tv oggi dà meno attenzione ai giovani” Pian piano Cristina D’Avena è diventata un «brand». Non è soltanto una cantante da milioni di copie vendute che ne fanno la «regina delle sigle dei cartoni animati». È il simbolo dell’adolescenza di un paio di generazioni e oggi vive un’altra gioventù perché i nuovi adolescenti continuano a conoscere e cantare i suoi brani. «Capita proprio così, magari perché sono cresciuti ascoltando i loro genitori che le cantavano oppure perché ci sono cartoni animati storici che non passano di moda anche se oggi sono trasmessi solo sulle reti tematiche come Boing», spiega lei presentando il proprio disco più atteso. Duets – Tutti cantano Cristina raccoglie le nuove versioni delle sue sigle più famose duettate con sedici popstar. Da Arisa a Loredana Bertè. Da Elio a J-Ax fino a Ermal Meta, Annalisa, Giusy Ferreri, Emma, Francesca Michielin, Michele Bravi e Chiara. Un album trans generazionale che mescola vecchie melodie con nuovi arrangiamenti ed è uno degli spartiacque della stagione pop. Oltre che probabilmente la fine di un pregiudizio che ha appiedato questa combattiva bolognese diventata famosa a tre anni cantando Il valzer del moscerino allo Zecchino d’Oro.
Da allora, cara Cristina D’Avena, spesso l’hanno relegata in un limbo di serie B.
«Per tanto tempo sono stata considerata la cantante delle sigle e quindi soltanto una da musica per bambini. E mi sono sempre chiesta come mai non fossi considerata semplicemente una cantante che canta canzoni».
Ora quei bambini sono diventati adulti che ai suoi concerti portano i propri figli.
«E tutti cantano insieme i miei brani».
Ma allora perché registrare questo disco?
«Per dimostrare che tutti possono far propria la mia musica, anche i rapper».
Come J-Ax in «Pollon».
«Ogni artista ha messo da parte il proprio personaggio e si è vestito da bambino interpretando il brano. Insomma c’è stata molta spontaneità, ed era esattamente ciò che volevo».
Ci sono cantanti come Alessio Bernabei o Benji & Fede che probabilmente sono cresciuti con le sue sigle. Ma altri sono sorprendenti. Ad esempio la Bertè.
«Quando l’ho chiamata per proporle una canzone, mi ha risposto alla sua maniera: ‘Na sigla? Occhi di gatto? Sì, subito. E ha iniziato a canticchiarmela…».
Ed Elio?
«Ha scherzosamente detto che cantare con me era uno degli ultimi obiettivi prima di chiudere la sua carriera…».
Ma di solito come rispondevano alle sue richieste?
«Spesso erano subito divertiti. Altre volte hanno chiesto di cantare un brano specifico, perciò dalla scaletta sono rimasti fuori pezzi come Batman o Denver. E mi è dispiaciuto molto. Poi c’è stato il caso di Michele Bravi».
Cioè?
«Gli ho telefonato, lui mi ha risposto senza credere che fossi io e mi ha sbattuto giù il telefono. Ci sono rimasta malissimo. Poi però mi ha richiamato dopo pochi minuti, si è scusato e abbiamo subito deciso la canzone da fare, I puffi sanno…».
Ed Ermal Meta?
«Credo che Piccoli problemi di cuore sia uno dei brani meglio riusciti di questo disco, lui ci ha messo proprio tutta la sua personalità».
Ma c’è qualcuno che avrebbe voluto ma non si trova in scaletta?
«Beh, senza dubbio Jovanotti, che è una persona sensibile. E Marco Mengoni, che ho incontrato una volta in un bar e mi ha detto che la sua canzone del cuore è Batman. Oppure Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Renato Zero e Il Volo, cui avrei chiesto di fare Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo. Chissà, magari potranno esserci nel prossimo Duets, se lo faremo».
Ma dove le è venuta l’idea di questo disco?
«L’anno scorso a Sanremo. Mi sono emozionata quando ho visto tutto l’Ariston cantare in coro le mie canzoni e poi quando ho incontrato altri cantanti nel retropalco e ho percepito il loro interesse. Insomma, tutto è nato dall’entusiasmo di quella sera».
E il mondo delle sigle com’è oggi?
«La tv è cambiata e mi dispiace perché nella programmazione si dà meno attenzione ai giovani, che sono il nostro futuro. E poi oggi c’è così tanta offerta che il pubblico non riesce più a concentrarsi neanche sulla trama, figurarsi sulla sigla».
E ora?
«Magari riusciremo a organizzare un evento nel quale tutti canteranno con me. E poi potrebbe esserci un disco di cover tratte dai repertori che amo, come ad esempio quello di Jovanotti oppure di Emma o della Berté. Vedremo, mica finisce qui».
(fonte “Il Giornale”