Re Magi
Il giorno dell’Epifania, nella tradizione cattolica, è quello in cui i Magi, solo il Vangelo di Matteo li nomina e non dice che sono Re e nemmeno maghi e nemmeno tre, arrivano da Gesù Bambino seguendo la stella cometa che poi è la cometa di Halley. Epifania è apparizione, manifestazione della divinità di Cristo, che era anche nel suo battesimo, ma è rimasta nella tradizione solo nell’adorazione dei Magi. I doni che portano sono oro, incenso e mirra e sono stati trasformati nella tradizione popolare italiana in frutta, dolci e giocattoli.
Fino al Quattrocento i Re Magi erano raffigurati senza nessuna differenza di colore e di etnìa. Uno dei re con la pelle scura appare per la prima volta in un dipinto di Mantegna del 1464. Solo nel Rinascimento si è diffusa la consuetudine di identificare nei Magi i tre continenti noti fino ad allora. Tre è anche il numero perfetto.
Le origini affondano le loro lunghe radici addirittura nel II secolo d.C..
La leggenda è tanto affascinante quanto popolare. Un tempo si credeva che durante la notte sui campi appena seminati svolazzassero delle figure femminili che propiziavano il raccolto. L’arrivo della befana, in altre parole, coincideva con l’integrazione del magro bilancio di molte famiglie povere, che si aggiravano per le case ricevendo doni enogastronomici in cambio di auguri. Ma c’è ancora più tenerezza. Una fredda sera d’inverno i re magi bussarono alla porta della casa della befana, chiedendole di indicar loro la strada per Betlemme, dove volevano rendere omaggio a Gesù. La vecchietta indicò loro la strada, ma rifiutò di unirsi a loro, perché troppo affaccendata. Appena i re Magi andarono via, lei si pentì di avere rifiutato l’invito e cominciò a cercarli, senza però riuscire a trovarli. Così bussò a ogni porta, lasciando un dono a ogni bambino nella speranza che uno di loro fosse proprio il Bambino Gesù.
Secondo la tradizione religiosa, la befana inizialmente ricordava il battesimo di Gesù. In seguito, la festa dell’Epifania fu adottata dalla chiesa cristiana orientale. Verso il IV secolo si diffuse in Occidente e fu adottata anche dalla chiesa di Roma nel V secolo. Epifania significa semplicemente “rivelazione”: in questo caso il riferimento è alla rivelazione di Cristo al mondo pagano mediante l’adorazione dei re Magi. Con questo immaginifico retaggio, la notte dell’Epifania è ritenuta magica e la figura mitica della vecchietta che durante l’anno abita nelle caverne e che la notte tra il 5 e il 6 gennaio, a cavallo di una scopa, porta i regali, è entrata nei cuori di tutti. Dove alberga ancora oggi. Ogni regione ha le proprie credenze e festeggia la Befana secondo le proprie tradizioni, che sono veramente tante e molto varie tra di loro.
La Befana non ha solo la “funzione” propiziatoria legata alla campagna e agli animali, ma nelle tradizioni popolari il giorno dell’Epifania porterebbe fortuna anche nel campo amoroso.
In alcuni paesi toscani la dodicesima notte dopo Natale è anche quella dei “Befani”. In Toscana, questi sarebbero dei fidanzati in prova scelti a sorte la sera del 6 gennaio: la coppia vive un “fidanzamento in prova” e se i due ragazzi s’intendono, si procede alla richiesta ufficiale con la partecipazione dei rispettivi genitori, ovviamente la prova non nuoce affatto alla reputazione della ragazza.
Nel Molise, invece, è usanza credere che le ragazze nubili, la notte dell’Epifania, se sognano un ragazzo quello potrebbe divenire il loro fidanzato. Per questo, prima di andare a dormire, le nubili fanno una preghiera di buon auspicio: “Pasqua Bbefania, Pasqua buffate, manneme ‘nzine [in sogno] quille ca Die m’è destinate”.
La funzione più famosa della Befana, resta quella di portare leccornie ai bambini e agli innamorati. Oltre alla tradizionale “Calza della Befana”, è usanza in molte regioni italiane, specialmente in Sardegna, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, fare le “befanate”, ossia una processione con canti che gruppi di giovani intonano davanti le case per ricevere doni.
Sempre legata alla funzione di “portatrice di doni”, in Sicilia famose sono la Vecchia di Alimena, la Vecchia Strina di Cefalù, di Vicari, di Rocca Palumba, la Vecchia di Natale di Ciminna, la Vecchia di Capodanno di Resuttano, la Carcavecchia di Corleone, tutte benefiche e mitiche befane che portano leccornie e giocattoli ai bambini.
La Befana, dunque, nel corso della storia è passata da capro espiatorio, per esorcizzare il male e propiziarsi l’abbondanza e la fertilità dei campi e degli animali, alla funzione di “giudice” sui comportamenti dei bambini tenuti durante l’anno appena passato: se si è stati bravi la vecchietta porta dolciumi, se si è stati cattivi il carbone.
(Nella foto di Gianfranco Campisi, Ciccio di Pane interpreta la Befana)