Da Consigliere Comunale della Città di Mazara del Vallo attento alle esigenze e ai bisogni della popolazione, non potevo rimanere inerte circa lo spiacevole episodio che è capitato ad un “figlio speciale” di questa Città.
Tutti, Lei per primo, abbiamo conosciuto i momenti tristissimi vissuti a causa del lunghissimo periodo di prigionia dei nostri concittadini pescatori che per 108 giorni sono stati imprigionati in Libia e detenuti ingiustamente per motivazioni che non riguardano i 18 lavoratori ma questioni di politica internazionale.
Abbiamo vissuto con preoccupazione ed angoscia quei giorni di prigionia e seppur l’epilogo è stato positivo rimangono forti dubbi sulle modalità di sequestro e i tempi di risoluzione.
Ma è inquietante ascoltare dalla stessa voce dei pescatori il trattamento da essi ricevuto durante la prigionia fatta di angherie, violenze psicologiche e fisiche, mortificazioni che hanno necessità di essere portate a conoscenza delle Istituzioni Internazionali come vera propria mortificazione dei diritti umani e che hanno segnato per sempre la loro vita futura.
Purtroppo, ironia della sorte, ad uno dei 18 pescatori liberati è accaduto nei giorni scorsi un fatto che fa emergere come spesso chi è chiamato a difendere la comunità controllando il rispetto delle leggi e norme non usa il buon senso.
E’ il caso di Farhat Jammali che la mattina del 26 Dicembre 2020, appena qualche giorno dopo la liberazione, ha sentito l’esigenza di uscire di casa a fare due passi per vivere quella comunità che per troppo tempo aveva immaginato di non rivedere più.
Durante la passeggiata ha incontrato un suo amico e instaurato un dialogo con lo stesso ad una distanza di sicurezza proprio per non mettere la mascherina individuandolo proprio come segno di costrizione e oppressione.
Purtroppo sono intervenuti gli operatori della Guardia di Finanza che ha rilevato a Farhat Jammali il mancato uso della mascherina e, a loro dire, la mancata osservanza della distanza di sicurezza dall’altro individuo, e a nulla è servita la giustificazione di Farhat Jammali che ha spiegato chi fosse, cosa ha subito e che il suo intento non era certo quello di trasgredire nessuna norma.
Purtroppo nel verbale si riporta fin troppo succintamente la dichiarazione di Farhat Jammali scrivendo che “non a conoscenza delle restrizioni COVID a causa prigionia…”.
Tralascio ogni considerazione sulla vicende giuridiche dei DPCM, sulla misurazione della distanza di sicurezza, sulla mancanza di assembramento, ma mi soffermo sul mancato buon senso dimostrato degli operatori della Guardia di Finanza.
Non vi è dubbio che alle forze di polizia, carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili Urbani va il mio apprezzamento per l’encomiabile lavoro che svolgono e pur nella consapevolezza che tutti siamo uguali di fronte alla legge mi appello al Suo buon senso ed annullare il verbale data l’eccezionalità del caso con la speranza di una sua benevole accoglienza che eviterà ogni eventuale ricorso che per il sig. Farhat Jammali verrà vissuto come ulteriore mortificazione.
Certo di un Suo immediato riscontro, colgo l’occasione per augurarle un felice anno nuovo
Il Consigliere Comunale – Giorgio Randazzo