“Sicuramente, con Gheddafi, questo tipo di trattativa, sarebbe stata più semplice. Haftar cerca un ruolo dopo che è stato marginalizzato e si vuole nuovamente imporre e sta utilizzando i pescatori di Mazara, per farlo. La percezione che c’è a Bengasi dei 4 “calciatori” libici condannati duramente, è che si tratti di migranti in cerca di un futuro migliore e non di scafisti trafficanti di uomini”.
Dal 1 Settembre, 18 uomini di equipaggio dei 2 pescherecci mazaresi Medinea e Antartide si trovano nelle mani delle milizie libiche del Generale Haftar che controlla una parte della regione. Recentemente, in un’intervista a “le Iene”, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ha chiaramente detto che “i pescherecci italiani sono entrati in un’area non autorizzata e sotto il controllo di truppe militari”. Questo, secondo lei, è uno smarcamento o resta ancora la Speranza di una, si spera rapida, soluzione?
Fermo restando che dobbiamo riportare a casa queste persone il prima possibile, il ministro, nell’intervista, dice che i pescatori avrebbero potuto avere un atteggiamento un po’ più prudente ma resta il tema delle acque internazionali.
Tema oltre tutto dibattuto l’anno scorso al Blue Sea Land e ancora non risolto, sindaco.
Sì, assolutamente. Serve una posizione politica forte presa dall’UE. Non è possibile che i libici decidano che queste siano loro acque territoriali senza alcun titolo giuridico per stabilire che il golfo de la Sirte e poi ancora, fino a 72 miglia dalla costa, siano sempre acque libiche.
E come si fa a risolvere una questione simile?
Va risolta con le armi della diplomazia e con accordi internazionali. E’ chiaro che è anche l’altra Libia, quella di Fayez al-Sarraj, a riconoscere la stessa cosa. Non è solo Haftar ad affermare questo. Diciamo che questa disputa viene utilizzata per mettere in campo strategie di politica sia interna che estera e che poi è quello che sta facendo Haftar. I pescatori sequestrati non sono altro che pedine di un gioco, di un disegno strutturato.
Insomma, ci tocca rimpiangere quella buonanima di Mohammar Gheddafi?
Sicuramente, con Gheddafi, anche questo tipo di trattativa, sarebbe stata più semplice. Haftar cerca un ruolo dopo che è stato marginalizzato e si vuole nuovamente imporre e sta utilizzando i pescatori di Mazara, per farlo. La percezione che c’è a Bengasi dei 4 “calciatori” libici condannati duramente è che si tratti di migranti in cerca di un futuro migliore e non di scafisti trafficanti di uomini.
Cosa sono invece, secondo lei, sindaco?
Probabilmente si tratta di vittime del sistema. Spesso gli scafisti utilizzano alcuni migranti presenti sui gommoni per darlo loro dei ruoli di “comando” anche utilizzando la violenza. Haftar, secondo me, subisce anche pressioni interne. La Libia è destabilizzata. Pezzi di territorio sono in mano ad altre bande armate.
Ma il ministro degli Esteri, secondo lei, si sta muovendo bene?
Di Maio sta provando armi diplomatiche per non esacerbare gli animi. E’ una complicata trattativa. Da una parte vi è la Libia politicamente instabile e dall’altra vi è la debolezza dello Stato italiano, ma non solo di questo, intendiamoci. Sarebbe ingiusto affermarlo. Da anni lo Stato italiano ha abdicato al suo ruolo principe in quest’area del Mediterraneo. Per questo, Di Maio, secondo me, riconosce che i pescatori di Mazara, si trovavano in un’area che i libici riconoscono come propria. E’ il linguaggio di chi cerca punti di contatto. Non potrebbe mai dire che si trovavano in acque internazionali e che lì possiamo andare quando vogliamo.
Di Maio, ma anche tutta la diplomazia, sono accusati di adottare un “assordante silenzio” nella trattativa. Lei è d’accordo?
La trattativa vera che porta alla soluzione di problemi come questi, più riservata è, meglio è. Non sta mancando secondo me l’impegno sul fronte delle trattative ma una presenza e una assistenza di tipo sociale alla comunità mazarese che si sente lasciata sola.
Perché, secondo lei ?
I mazaresi si sono sentiti abbandonati ma non sotto il profilo dell’impegno per liberare i pescatori. Il primo mese è passato tutto sotto traccia come se 18 uomini prigionieri di una Nazione, non riconosciuta, fosse una cosa di poca importanza.
Chi si è fatto sentire dei big politici a Mazara?
Il ministro mazarese Bonafede, non è stato assente. I mazaresi hanno visto la presenza dell’amministrazione comunale, delle organizzazioni sindacali, della Regione Sicilia, dell’ARS. L’Istituzione Statale invece è stata assente. Gestire anche psicologicamente la vicenda è invece molto importante. I familiari dei sequestrati si trovano in uno stato di prostrazione, sono oltre i imiti di sopportazione. Alternano sconforto, frustrazione e rabbia.
Il servizio di Vigilanza Pesca (VIPE) che era garantito dalla Marina Militare nel Canale di Sicilia, è ancora attivo?
Da un paio d’anni, dopo l’avvento del primo governo gialloverde, non è più attivo. La questione, da allora, si è molto complicata. E’ ovvio che la M.M. non può essere al servizio di ogni peschereccio ma una forte presenza in quelle acque serve anche da deterrente per altre situazioni. Di certo c’è una comunità mazarese che sta soffrendo e non ha pace.
A proposito di marineria in crisi, parliamo di dragaggio del porto canale. Dopo l’arresto, a Marzo, dell’ingegnere Giancarlo Teresi, direttore dei lavori incaricato dal Genio Civile di Trapani, che, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto qualche piccolo vantaggio (il classico piatto di fave, 750 euro per acquistare un’auto d’epoca, un soggiorno in un Hotel e una cena) da Giuseppe Micali, titolare della ‘Ecol 2000 srl’ che si era aggiudicata il lavori per il dragaggio del porto canale di Mazara, per un importo di 836 mila euro circa, non se ne parla più. Omnes tacent, come si dice in questi casi.
Tutto si è fermato fra le pieghe della burocrazia.
Pieghe o piaghe, sindaco?
Diciamo nei meandri della burocrazia. Era partito bene, l’azione politica era stata determinante.
I soldi per fare il dragaggio ci sono ancora o sono stati spesi per altro?
Ci sono, certo. Bisogna sostituire l’impresa appaltante ma sono passati 8 mesi e quest’operazione ancora non è stata fatta.
Perché?
La spiegazione che è stata data è che il Commissario del Dissesto Idrogeologico ha chiesto un parere all’ANAC ( Autorità Nazionale Anticorruzione ndr) sulle 2 ipotesi possibili, ovvero scorrere la graduatoria per una nuova impresa oppure commissariare la Ecol2000 e fargli fare comunque i lavori.
Però non si è ancora approdati a nulla
Dall’ANAC ancora nessuna risposta. E’ il Prefetto che in teoria dovrebbe attribuire l’incarico.
Perché l’ANAC non risponde?
C’è stato un cambio al vertice. Come già detto, la burocrazia blocca ogni attività.
Fonte Itaca – Tiziana Sferruggia