L’accusa per tutti è di procurata inosservanza di pena. Potrebbero avere favorito il latitante.
Dalle informative degli investigatori emergerebbero “collegamenti, rapporti e pregresse frequentazioni degli indagati con appartenenti all’associazione mafiosa, soggetti ad essa contigui o comunque persone storicamente in rapporti con il noto latitante Matteo Messina Denaro”
Sotto inchiesta sono finiti Biagio, Giovanni e Vito Cappadonna, Vito Circello, Santo Clemente, Andrea Craparotta, Calogero Curseri, Cosimo Cuttone Di Carlo, Matteo Filardo, Giovanni Furnari, Tommaso Geraci, Michele Giacalone, Calogero Giambalvo, Leonardo Ippolito, Antonino Italiano, Giovanni Madonia, Leonardo Masaracchio, Nicola Messina Denaro, Michele Pacella, Gaetano Pavia, Giovanni Rollo, Giovanni e Vincenzo Santangelo, Gaspare Varvaro, Nicolò Venezia.
Per la stragrande maggioranza si tratta di persone già citate in vecchi atti giudiziari. Tramite Vito Cappadonna, raccontò anni fa il collaboratore Francesco Geraci, Matteo Messina Denaro avrebbe procurato delle case per le vacanze a Triscina di Giuseppe e Filippo Graviano, i boss stragisti di Brancaccio. Biagio Cappadonna, invece, avrebbe fatto da tramite tra la multinazionale Mc Donald’s e il proprietario del terreno su cui doveva sorgere un fast food. Ad eseguire una parte dei lavori sarebbero stati i Filardo, cugini di Messina Denaro.
Di Clemente si parlò per l’amicizia che lo legava a Gaspare Como, sposato con Bice Messina Denaro, una delle sorelle del latitante. Craparotta nel 2010 fu coinvolto nella stessa indagine che portò in carcere, tra gli altri, anche il fratello del padrino, Salvatore Messina Denaro. Filardo fu arrestato, processato e infine assolto dall’accusa di tentata estorsione. Come assolto fu anche Leonardo Ippolito. Furnari, invece, ha già scontato una condanna per mafia nato dal blitz denominato Omega del 1995. Giambalvo è l’ex consigliere comunale di Castelvetrano che si vantava di avere incontrato Messina Denaro mentre andava a caccia. Era una balla. Giovanni Santangelo è lo zio materno del latitante. Fu intercettato mentre parlava con la sorella Rosa di soldi che “gli servivano. Gli servivano… a Mattè”.
Le perquisizioni hanno come obiettivo quello di acquisire “documentazione a qualsiat titolo riconducibile al favoreggiamento della latitanza di Matteo Messina Denaro. È presto, però, per sapere se qualcosa sia stato trovato.