Il ministro Minniti chiede “massima allerta” sulla possibile presenza di guerrieri Isis sui barconi. Da sei mesi la Dda indaga su un’organizzazione italo-tunisina che potrebbe aver trasportato in Italia soggetti legati all’estremismo islamico. Del gruppo fa parte anche una donna. “Pericolo per la sicurezza nazionale”
“Ciò che solo alcuni mesi fa sembrava impossibile, ossia il fatto che i combattenti dell’Isis si imbarcassero su dei gommoni fatiscenti – è ora diventato possibile. Si richiede pertanto la massima allerta”, avverte il ministro dell’Interno Marco Minniti in una intervista a “Die Welt”. E alla Dda di Palermo, già da mesi, i pm del gruppo tratta e immigrazione indagano su una particolarissima rotta che sembra fatta apposta per trasportare in Sicilia migranti “particolari”, una rotta breve e sicura, dalla Tunisia alle coste del Marsalese, percorsa con gommoni d’altura e motori potentissimi in grado di percorrere la distanza in tre, quattro ore, e naturalmente ad un prezzo ormai fuori mercato, 3.000 euro a passaggio contro i 4-500 euro del costo “a saldo” dei viaggi dalle coste libiche. Chi sono i “clienti” di questa organizzazione di scafisti di lusso, tunisini e italiani, alcuni dei quali già individuati, arrestati e mandati a giudizio per direttissima dai pm siciliani?
Ecco cosa scrivono i magistrati della Dda Geri Ferrara, Claudia Ferrari e Federica la Chioma: “Il sodalizio costituisce una seria minaccia alla sicurezza nazionale poiché in grado di fornire ai suoi utenti un transito marittimo sicuro, occulto e rapido, dunque particolarmente appetibile anche da parte di soggetti ricercati dalle autorità di polizia tunisine in quanto gravati da precedenti penali o di polizia ovvero sospetti di connessioni con formazioni di natura terroristica di matrice jihadista”. Un sospetto avvalorato da alcune intercettazioni. Ascoltando uno dei tunisini organizzatori del viaggio, Amine Ben Alaya, gli investigatori della Guardia di finanza ( che erano partiti da un semplice traffico di sigarette) ascoltano uno dei passeggeri in attesa di imbarcarsi su uno dei potenti gommoni. “Sono stressato, sono in una situazione brutta, devo uscire dal paese in qualsiasi modo”. Per arrivare agli scafisti dei gommoni veloci l’uomo, che ha grande premura di partire, si è rivolto ad uno sceicco. Amine gli risponde che deve attendere, che se ha fretta può rivolgersi “agli altri”. Ma il “cliente” dice che non può perché “ha paura di essere respinto dalle autorità di polizia italiane per terrorismo.
Una organizzazione, questa composta da tunisini ma anche da italiani, che i pm ritengono particolarmente pericolosa e difficile da monitorare “Per la tipologia dei soggetti trasportati, per le ingenti somme di denaro pagate e per le dirette ramificazioni con il territorio nazionale e i collegamenti anche con l’estero, in particolare con paesi quali la Francia e il Belgio dove attualmente è più forte la presenza di gruppi vicini all’estremismo islamico e ove sono più elevati i rischi di ulteriori gravissimi attentati”.
Diciassette, fino ad ora, le persone fermate nei mesi scorsi dai magistrati palermitani che un paio di settimane fa hanno disposto il giudizio con il rito immediato per i componenti dell’organizzazione di cui farebbe parte anche una donna fiorentina,
Simonetta Sodi, 55 anni, moglie del presunto capo dei trafficanti, Jebran Ben Cheikh, 27 anni più giovane di lei. Quando il giovane marito è stato arrestato, è stata lei, secondo la procura, a prendere in mano l’organizzazione dei viaggi prendendo in carcere istruzioni e procurando i soldi per acquistare nuovi gommoni e gestendo tutti i contatti. Anche per la donna, i pm hanno chiesto e ottenuto dal gip il giudizio immediato previsto per il prossimo mese di marzo.
(Repubblica)