C’è rabbia e sconcerto a Mazara dopo la liberazione, avvenuta ieri pomeriggio, della nave turca “Mabouka”, che con il tutto il suo equipaggio composto da sette marinai era stata sequestrata dalla milizia del generale Khalifa Haftar nell’Est della Libia il 5 dicembre scorso. L’annuncio è stato dato direttamente dal portavoce militare di Haftar, il generale Ahmed al Mismari, che ha detto che la nave ha pagato una multa per aver violato le acque libiche.
Appresa la notizia i familiari dei pescatori hanno protestato davanti l’abitazione della mamma del Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. I familiari sono ancora più arrabbiati e si sentono sempre più abbandonati dal Governo nazionale, la liberazione dei sette marinai turchi dopo “soli” cinque giorni ha scatenato l’ira dei familiari contro il Governo, il Ministro degli Esteri Di Maio, il Premier Conte e il Ministro della Giustizia, il mazarese Alfonso Bonafede. Queste alcune immagini della protesta:
“Apprendiamo con stupore che è stata liberata la nave cargo turca mentre i nostri pescherecci con 18 marinai a bordo è ancora bloccata in Libia dal primo settembre scorso”, afferma Tommaso Macaddino, della Uila pesca che si trova per ora nell’aula consiliare a Mazara occupata, da oltre 90 giorni, dai familiari dei pescatori fermati. “Siamo indignati perché i nostri congiunti subiscono un trattamento diverso da quello riservato ai turchi. Il ministro degli Esteri ci deve riportare i nostri cari a casa, siamo indignati e disposti ad inscenare proteste estreme”, urla Cristina Amabilino, moglie di Bernardo Salvo, uno dei marittimi.