Silvio Berlusconi è indagato a Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi mafiose del 1993. L’ex premier dovrebbe deporre il prossimo 3 ottobre al processo d’appello sulla trattativa Stato-mafia ed evidentemente non è un caso che ieri i suoi legali abbiano fatto sapere che non si presenterà per impegni istituzionali. Il Cavaliere a questo punto deporrà come teste indagato e quindi si potrà avvalere della facoltà di non rispondere.
La certificazione da cui emerge che Berlusconi è indagato per le stragi mafiose del 1993 è stata depositata questa mattina presso la cancelleria della seconda sezione della Corte d’assise d’appello di Palermo, che sta celebrando il processo d’appello sulla trattativa Stato-mafia. Nei giorni scorsi i legali di Berlusconi Nicolò Ghedini e Franco Coppi si sono recati alla Corte d’Assise d’Appello.
Le intercettazioni furono trasmesse dai magistrati palermitani al procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, all’inizio dell’autunno del 2017, e poco dopo la polizia giudiziaria iniziò lo svolgimento delle verifiche che non si sono ancora concluse. Per questo la procura, nell’ottobre di due anni fa chiese al gip del tribunale di riaprire il fascicolo su Berlusconi e le stragi nella città dove sono concentrate le indagini sulle bombe mafiose del 1993 scoppiate a Firenze, Roma e Milano. I nome dell’ex premier è stato iscritto con intestazioni che avrebbero dovuto coprirne l’identità, come in altre occasioni, anche per evitare fughe di notizie e strumentalizzazioni politiche conseguenti.
E’ la terza volta che si apre questo filone di accertamenti su Berlusconi presunto mandante delle stragi mafiose del 1993. Nella prima indagine “autore 1” e “autore 2”, gli alias che celavano i nomi del fondatore di Forza Italia e del braccio destro di Publitalia Marcello Dell’Utri, furono inseriti dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti, tra cui Salvatore Cancemi e altri, che parlarono del loro coinvolgimento nella metà degli anni Novanta, e finì con un’archiviazione. La seconda indagine scattò nel 2008, dopo le confessioni del nuovo collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, giudicato attendibile da diverse corti di assise e infine dalla Corte di cassazione. Spatuzza aveva raccontato le confidenze ricevute proprio da Giuseppe Graviano, il quale gli disse che grazie all’accordo con Berlusconi e Dell’Utri “ci siamo messi il Paese nelle mani”. Anche questa seconda indagine è stata poi archiviata.
AdnKronos