«Mio figlio voleva soltanto guadagnarsi un pezzo di pane». La signora Rosetta Ingargiola è la più anziana del gruppo formato da circa trenta persone che la mattina si dà appuntamento al porto nuovo di Mazara del Vallo che fanno sentire la loro voce affinché i 18 pescatori arrestati in Libia il primo settembre vengano rilasciati.
Lei è la madre di uno di questi ed è ormai la capogruppo che chiede un intervento per poter riabbracciare il proprio figlio. «Quella di ieri è stata la notte peggiore – dice con la voce spezzata dalla stanchezza – dopo aver sentito mio figlio che mi chiede aiuto. Noi non possiamo rimanere fermi, siamo pronti a manifestare: i nostri uomini sono andati in mare per guadagnarsi da vivere e il mare non è un gioco. Voglio riabbracciare mio figlio e tutti gli altri marittimi».
Insieme a lei ci sono tante donne: madri, sorelle e figlie che vogliono riabbracciare i propri cari e guardano con occhi speranzosi il porto, sognando di poter rivedere la Medinea e L’Antartide di nuovo a casa. Tra coloro che doveva partire quel giorno e ritrovarsi così nel mare a fianco degli altri pescatori, c’è Vincenzo De Santis, capitano del peschereccio Schiavone: anche lui, come ogni giorno, doveva essere tra quei 18 ma un’avaria lo ha fermato al porto di Mazara. «I nostri pescatori non erano in acque libiche – dice – ma erano in acque internazionali perché erano a 35 miglia da Bengasi. Questa storia però capita spesso: quando ci sono navi italiane che ci assistono questo non accade, ma quando non ci sono accadono eventi del genere, come già avvenuto in passato».
A sostegno dei familiari dei pescatori mazaresi c’è anche il sindaco della città Salvatore Quinci, il quale chiede un intervento immediato, sottolineando la crisi politica libica e il fatto che le richieste di scambio dei pescatori con i 4 scafisti oggi in carcere a Catania sono arrivate da organi non riconosciuti. Intanto i familiari dei pescatori hanno deciso di andare a manifestare a Roma, chiedendo al premier Conte (che già ha detto di seguire il caso) un intervento deciso per riportare i pescatori siciliani di nuovo a casa.
Fonte: Palermo.repubblica.it – di ALAN DAVID SCIFO