Sarà domani il giorno cruciale per il nuovo Dpcm. Governo e Regioni si incontreranno per definire le misure, ma si annuncia già battaglia.
I presidenti di Regione, invece, si confronteranno oggi per provare a far passare alcune linee, come quella dei ristoranti aperti anche di sera a Natale e Santo Stefano e magari anche gli altri giorni clou. Un’idea che fa a pugni con il coprifuoco fissato alle 22 e con la chiusura dei locali alle 18, limiti che il governo sembra deciso a mantenere per tutte le festività. E se permangono i divieti sulla ristorazione cambiano invece gli orari dei negozi, destinati ad allungarsi fino a due o tre ore da mezzanotte.
Sul fronte spostamenti invece da Roma trapela l’indiscrezione che il governo voglia bloccare anche i ricongiungimenti familiari per Natale. Un’ipotesi che impedirebbe di muoversi da una regione all’altra a prescindere dal colore.
Musumeci e Razza, come scrive Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia in edicola, proveranno, invece, a convincere Conte che una strada per consentire il rientro dei siciliani emigrati al Nord va trovata. Magari introducendo paletti fino a ora visti come incostituzionali, a cominciare dall’obbligo di effettuare un tampone pre-partenza.
L’assessore Ruggero Razza comunque non aprirebbe i confini della Sicilia a tutti: “Forse una maggiore rigidità può essere giusta nei confronti di chi rientra da altri Stati, visto che all’estero ci sono ancora aree in cui i controlli sono insufficienti. Per chi deve rientrare da altre regioni si può pensare a un controllo che metta al sicuro da rischi”. Dunque l’ipotesi tampone.
Ma la previsione più probabile è che Palazzo d’Orleans recepisca le decisioni sugli spostamenti che Conte varerà col prossimo Dpcm. E dunque il rischio per chi è al Nord è di poter rientrare solo se si deve andare da un parente malato o da genitori anziani. Al contempo Musumeci starebbe pensando a una misura che scoraggi gli spostamenti interni alle città e fra città siciliane.
La questione che davvero riguarda tutti ed è terreno di scontro sembra essere proprio la mobilità. In particolare quella tra regioni. Ma il tempo stringe, perché l’attuale Dpcm scade il 3, giovedì. E il nuovo deve entrare in vigore il 4.
Resta poi il nodo della scuola, con l’intenzione di riaprire il grosso delle classi dopo la Befana, ma senza ancora escludere la possibilità di sospendere o ridurre in percentuale la didattica a distanza per le scuole superiori già a dicembre. Su quest’ultima ipotesi i governatori sembrano abbastanza compattamente contrari, con l’eccezione pesante di Stefano Bonaccini dell’Emilia Romagna, presidente della Conferenza delle Regioni.
Oltre che sulla mobilità, è sulle cene fuori durante le feste che potrebbe accendersi lo scontro domani con il governo, rappresentato in primis dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Il prolungamento dell’orario dei ristoranti, che ora chiudono alle 18 a parte l’asporto, cozza contro la difesa del principio del coprifuoco alle 22, “che ha funzionato per ridurre i contagi, e dovranno passare sul mio corpo per posticiparlo”, riferiscono che abbia detto Boccia. Ma Toti avverte: “Ritengo che nei giorni delle prossime festività i ristoranti debbano poter rimanere aperti anche la sera, perché già hanno sofferto tanto”.
Per il partito dei ristoratori parla anche Pasquale Naccari, presidente di quelli toscani. “Il Natale sarà rosso, rosso come i nostri conti, come il bollino che ci vuole mettere il Governo con tutte queste restrizioni che inducono l’opinione pubblica a credere che i nostri locali siano luoghi pericolosi – dice -. Saremo rossi perché non potremo lavorare”.
Fonte Gds