Sarà una fase 2 alla siciliana. Con tante differenze fra l’Isola e il resto del Paese: perché mentre l’attenzione di tutti è calamitata dalle mascherine, tanto da spingere in serata la Regione a precisare la propria linea, Nello Musumeci detta una linea autonoma su 8 punti, dal rinvio per lidi e musei all’anticipo per le palestre, che da ieri in Sicilia e solo in Sicilia tornano a essere autorizzate.
Non ti conosco, mascherina
Il dibattito, però, per tutto il giorno si impernia intorno alle mascherine: l’ordinanza non è chiarissima e impone “l’utilizzo” dei dispositivi di protezione “nei luoghi pubblici”, dunque sulla carta anche in strada. E in mattinata Musumeci va su La7 per minacciare sanzioni: «Esorto i siciliani a portare la mascherina anche uscendo, nei luoghi pubblici», scandisce. In serata a fare chiarezza ci pensa una nota dell’assessorato alla Salute: «Qualora un cittadino si trovasse per strada da solo o comunque ben distanziato da altri soggetti — vi si legge — l’uso del dispositivo di protezione non è obbligatorio, ma resta l’obbligo di averlo sempre con sé». «Questa norma — scandiscono dall’entourage di Musumeci. Diversa dal resto d’Italia è invece la disciplina su lidi e musei, per i quali si rinvia tutto: per gli stabilimenti balneari il via libera arriverà dopo un incontro con i gestori, «con i quali verrà altresì concordato il giorno di avvio della stagione», mentre per i musei slitta tutto a lunedì prossimo. Possono già ripartire, invece, i parchi archeologici, anche se la maggior parte riaccenderà i motori a metà settimana.
In corpore sano
Se la mente dovrà attendere per allenarsi, comunque, il corpo potrà farlo da subito. Perché la Sicilia ha sfruttato una delle porte lasciate esplicitamente aperte dal decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte: le palestre, che nel resto del Paese dovranno restare chiuse ancora per una settimana, al di qua dello Stretto possono invece beneficiare della minor diffusione del virus e aprire. La stessa deroga non è stata applicata invece alle piscine, che partiranno lunedì.
Chi fermerà la musica?
Fra gli anticipi, anche se non immediati, ci sono inoltre quelli concessi agli spettacoli. Il decreto di Conte prevede infatti che tutto il settore rimanga in standby fino al 15 giugno, mentre la Sicilia anticipa la ripartenza all’8 giugno: la misura è però controversa, visto che in questo caso non c’è una facoltà esplicita di deroga indicata da Roma. «Il decreto — si giustificano dalla Regione — è arrivato all’ultimo istante ed è cambiato di continuo. Ad ogni modo prevale la nostra ordinanza e comunque, eventualmente, ci sarebbe tempo per una correzione». L’8 giugno, inoltre, dovrebbe arrivare anche il via libera alle discoteche.
Sanificare le feste
Musumeci mantiene invece una linea più restrittiva del resto del Paese sulle domeniche e i giorni festivi: rimane il divieto di aprire i negozi di qualsiasi genere, «fatta eccezione per le farmacie, le edicole, i bar, la ristorazione e i fiorai». In compenso c’è la possibilità di rimanere aperti più a lungo: si può derogare sia all’obbligo di chiudere un giorno alla settimana sia a quello di rispettare gli orari di categoria, con l’unico vincolo di abbassare la saracinesca entro le 23,30.
A mercati chiusi
Restano invece chiusi — ma qui si va nel perimetro delle competenze del Comune — i mercati rionali di Palermo. Il problema, in questo caso, è l’assenza di un accordo con le associazioni di categoria: «L’amministrazione — dice l’assessore alle Attività economiche Leopoldo Piampiano — non può che comunicare che nessun provvedimento di riapertura può essere emanato».
Un bus chiamato desiderio
L’ultima polemica è infine quella sugli spostamenti fra regioni: in tutta Italia restano vietati (tranne che per lavoro, per salute o per tornare a casa) fino al 3 giugno, ma l’Isola ne soffre di più per la propria posizione e per il decreto dei ministeri dei Trasporti e della Salute che aveva limitato le corse. «Spiace dovere comunicare — annota la Sais Trasporti — che, nonostante nel resto d’Italia sia consentito già da qualche settimana il collegamento interregionale tramite bus, il decreto continua a limitare unicamente i servizi di autolinee da e per la Sicilia».
Fonte Palermo.repubblica.it