Alessandro Ciresi sotto inchiesta per truffa, falso, abuso d’ufficio e violazione delle leggi sanitarie. Coinvolta anche la primaria di Endocrinologia Claudia Giordano. Scatta un sequestro di beni da 104mila euro
Avevano creato un sistema illegale per prescrivere fuori dagli ospedali terapie a base di ormone della crescita, un farmaco con gravi effetti collaterali, considerato l’ultima frontiera del doping e per questo sottoposto a rigidissimi controlli, che solo le strutture indicate dall’assessorato regionale alla Salute possono dare ai pazienti. Invece il ricercatore Alessandro Ciresi e la direttrice dell’unità operativa complessa di Endocrinologia del Policlinico di Palermo, Claudia Giordano, in tre anni hanno somministrato privatamente ormone della crescita (comunemente chiamato Gh) a bambini che non erano mai stati seguiti dalla struttura ospedaliera. Oltre duecento piani terapeutici semestrali che sono costati all’Asp oltre 800mila euro.
Il sostituto procuratore Claudia Ferrari e l’aggiunto Sergio Demontis hanno indagato Alessandro Ciresi per truffa aggravata, falso ideologico, abuso d’ufficio e violazione del testo unico delle leggi sanitarie. Indagata anche Claudia Giordano, la direttrice dell’Endocrinologia del Policlinico, alla quale vengono contestati i reati di falso ideologico e abuso d’ufficio. In tre anni, dal 2013 al 2016, i carabinieri del Nas hanno accertato la prescrizione di 204 piani terapeutici semestrali che avevano il timbro del Policlinico e la firma della responsabile Giordano, ma in realtà erano redatti da Ciresi nello studio privato del ricercatore e nella struttura privata Sant’Arsenio medical center.
Secondo la procura, la posizione più grave è quella del ricercatore del Policlinico: a lui i carabinieri del Nas ieri hanno sequestrato beni immobili e denaro per complessivi 104mila euro. Un provvedimento firmato dalla gip Wilma Mazzara su richiesta della procura. La somma equivale al compenso lordo percepito per tre anni al Policlinico dal ricercatore originario di Termini Imerese. Un compenso che – secondo gli inquirenti – non avrebbe potuto ricevere perché, oltre alla sua attività di ricercatore nell’ospedale universitario, Cerasi svolgeva anche la professione medica privatamente. Da qui la contestazione di truffa, aggravata dal fatto che è stata compiuta nei confronti della pubblica amministrazione. Ciresi aveva il vincolo di esclusiva in quanto ricercatore a tempo pieno.
L’indagine del Nas è scattata dopo la segnalazione dei vertici del dipartimento farmaceutico dell’Asp di Palermo, dove ci si era accorti dell’incremento vertiginoso delle prescrizioni di piani terapeutici a base di Gh. In particolare, il Nas ha accertato che “ben 204 piani terapeutici, riguardanti 133 pazienti, nell’arco degli anni 2014, 2015 e 2016 – scrive il gip nell’ordinanza di sequestro – per una spesa di 849.789,86 euro, erano redatti da un medico non abilitato”. I militari hanno poi accertato che il ricercatore visitava e si faceva pagare (dai 35 ai 40 euro) le visite ai pazienti che effettuava nel suo studio e nel centro medico privato. Visite che facevano accorciare i tempi d’attesa ai pazienti ma avevano proprio per questo un costo. Un’altra contestazione al ricercatore riguarda il suo contratto di consulenza con la casa farmaceutica Merck Serono, la stessa che produce il farmaco. Un contratto da 10mila euro l’anno che, oltre a rompere il vincolo di esclusiva con il Policlinico, violava l’articolo 171 del testo unico delle leggi sanitarie che punisce chi ottiene “utilità” dalle case farmaceutiche per la prescrizione di farmaci.
Un comportamento illecito di cui Ciresi era a conoscenza, tanto che in una conversazione intercettata spiegava a una paziente come rispondere agli investogatori. Lei lo avvisa che i carabinieri le hanno chiesto i piani terapeutici e gli dice: “… però io… a me, a me li faceva qua… io non venivo là”, riferendosi al fatto che le prescrizioni non venivano fatte al Policlinico. E Ciresi subito la corregge: “Nooo… veniva là sua figlia… a prenderli al Policlinico…”. E la paziente, compreso il messaggio in codice, rassicurava il ricercatore: “Sì, sì, sì… va bene, io dirò questo…”.
Repubblica.it – Francesco Patanè