Non solo valigie piene di contanti disseminate per le case di Bruxelles ma anche conti nei paradisi offshore. Rischia di allargarsi ulteriormente il Qatargate, e non solo dal punto di vista degli eurodeputati coinvolti.
Le autorità greche hanno chiesto allo Stato di Panama informazioni su un conto intestato all’ex vice presidente dell’Eurocamera Eva Kaili e ai suoi genitori, e depositato presso la locale Bladex Bank. E’ lì che, secondo l’autorità anti-riciclaggio ellenica, potrebbero essere confluiti venti milioni di euro con provenienza Qatar. Si potrebbe così aprire un nuovo filone dell’inchiesta che ha travolto l’Europarlamento, proprio mentre dal Pd arriva il sì convinto alla revoca dell’immunità chiesta dagli inquirenti belgi per gli eurodeputati socialisti Marc Tarabella e Andrea Cozzolino.
La richiesta avanzata da Atene è in attesa di ricevere una risposta. Di certo, la pista dei paradisi fiscali come quello dello Stato centroamericano è stata tra le prime ad essere state battute dal pm Michel Claise nei giorni successivi agli arresti di Eva Kaili, Antonio Panzeri, Francesco Giorgi e Niccolò Figà-Talamanca. Tutti e quattro restano in carcere a Bruxelles, in attesa delle udienze in programma tra il 17 e il 27 gennaio.
E’ stata rinviata invece al 16 gennaio dalla Corte d’appello di Brescia l’udienza per decidere la consegna o meno al Belgio di Silvia Panzeri. I giudici avevano accolto una questione con cui la difesa aveva evidenziato le condizioni critiche delle carceri belghe, e avevano rimandato l’udienza in attesa di verificare, tramite l’invito di una relazione di Bruxelles, la situazione.
La documentazione, però, non è arrivata. Gli avvocati Angelo De Riso e Nicola Colli hanno nel frattempo chiesto che la figlia di Antonio Panzeri, attualmente agli arresti domiciliari, torni libera o, in subordine, che vi sia per lei solo l’obbligo di firma. La decisione dei giudici è attesa entro i prossimi 5 giorni.
La metà di gennaio sarà cruciale anche per i risvolti europarlamentari legati al Qatargate a seguito della richiesta degli inquirenti belgi di revocare l’immunità a Tarabella e Cozzolino. La presidente Roberta Metsola comunicherà la procedura all’inizio della Plenaria di Strasburgo, il 16 gennaio. Spetterà alla commissione Juri (competente per le questioni giuridiche) votare il sì alla revoca, che andrà poi ratificato dall’Aula. I vertici dell’Europarlamento dovrebbero attivare una procedura d’urgenza, per chiudere la pratica già alla mini-plenaria prevista ai primi di febbraio. E il voto non dovrebbe riservare sorprese. “Il Pd voterà a favore della revoca dell’immunità”, ha assicurato il capodelegazione Dem al Pe, Brando Benifei.
Un altro filone legato all’inchiesta, quello dei rapporti tra l’Ue i Paesi legati al caso, Qatar e Marocco in primis, potrebbe registrare novità nelle prossime ore, quando l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Josep Borrell atterrerà nel Paese maghrebino per una missione di due giorni. Nulla, dall’Ue, è filtrato sul viaggio di Borrell ma è probabile che il Qatargate sia sul tavolo. Anche perché, almeno a livello europarlamentare, i rapporti tra Ue e Stati terzi non torneranno come prima.
Un resoconto del quotidiano belga Le Soir ha ripercorso tutti gli incontri che, dietro le quinte del voto al Pe sul rispetto dei diritti umani in Qatar, gli inquirenti hanno passato al setaccio. Uno su tutti. Il 10 ottobre il lussuoso hotel Steigenberger Wiltcher’s di Bruxelles ospitava il ministro del Lavoro qatarino Al Marri e il suo braccio destro, Boudejellal B., detto ‘l’algerino’, entrambi in missione nella capitale belga. E’ qui che si presentarono Giorgi e Panzeri. I due salirono alla suite 412. L’incontro durò un’ora e mezza. “Alle 19.21 Panzeri e Giorgi lasciarono la suite e, secondo gli inquirenti, avevano con sé una borsa in più rispetto a quando erano entrati”, scrive Le Soir. (ANSA).