L’abbiamo imparato un po’ tutti alla scuola elementare: la primavera inizia il 21 marzo. Ora, invece, scopriamo che la data potrebbe anticipare anche di un giorno, ed è proprio quel che è accaduto quest’anno, quando l’equinozio, a cui molti associano il risvegliarsi della natura, è avvenuto esattamente alle 17:15 (ora italiana) del 20 marzo.
Cosa accada in quell’istante? Il terminatore, cioè la linea che divide la parte illuminata (diurna) della Terra dalla parte che in quel momento è ancora in ombra (notturna) assume una posizione esattamente perpendicolare all’equatore e dunque passa sia per il Polo Nord sia per il Polo Sud. Il dì e la notte hanno la stessa durata.
L’equinozio segna il momento in cui il terminatore, il “confine” tra la parte illuminata della Terra e quella al buio, passa per i poli. | PRZEMYSLAW “BLUESHADE” IDZKIEWICZ / WIKIMEDIA
LO SLITTAMENTO. A cosa è dovuto questo slittamento all’indietro della data dell’equinozio? La questione è legata al nostro attuale calendario (il gregoriano), che ha il limite di non rappresentare in modo accurato l’anno siderale, ovvero il tempo che la Terra effettivamente impiega per compiere un’orbita attorno al Sole: nella realtà, l’orbita è pari a 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi, mentre per ovvi motivi di praticità il calendario gregoriano considera una durata di 365 giorni. Per mantenere sincronizzate le due misure – calendario e anno siderale – ed evitare lo slittamento delle stagioni, è stato introdotto il sistema degli anni bisestili, che prevede l’aggiunta di un giorno alla fine di febbraio (in generale) in tutti gli anni non secolari (che non segnano il passaggio di secolo) divisibili per 4.
NEL 2044 SARÀ IL 19 MARZO. Il meccanismo, per far tornare perfettamente i conti, prevedeva che anche l’anno 2000 fosse bisestile e ciò sta provocando un graduale slittamento all’indietro degli eventi del calendario astronomico. In particolare, l’equinozio di primavera cade sempre più spesso il 20 marzo e addirittura, nel 2044, cadrà per la prima volta il 19.
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