La Regione licenzia i primi cinque assenteisti dell’assessorato alla Salute. Il dipartimento alla Funzione pubblica ha appena pubblicato tre decreti e altri due sono in arrivo. A perdere il lavoro senza preavviso un collaboratore amministrativo, un commesso e tre portieri, sorpresi dalle telecamere nascoste della Finanza a timbrare il badge al posto di altri colleghi o ad allontanarsi senza autorizzazione durante l’orario di servizio. Il blitz del 27 novembre ha portato all’arresto di 11 dipendenti, mentre altri 31 sono stati denunciati.
Secondo quanto emerso dalle indagini, all’assessorato regionale alla Salute la pausa caffè durava davvero tanto. C’era poi la pausa per la spesa, per lo shopping, la pausa per una lunga passeggiata e quella per andare dal parrucchiere. E molti non si presentavano neanche in ufficio, o arrivavano con tre ore di ritardo, però risultavano sempre presenti. L’indagine della Guardia di finanza, coordinata dalla procura di Palermo (il pm è Giacomo Brandini), ha alzato il velo sull’ufficio della Regione dove ci sono più furbetti del cartellino. Undici sono finiti agli arresti domiciliari nel corso del blitz scattato all’alba, ad undici dipendenti è stato notificato l’obbligo di firma, altri venti sono stati denunciati.
All’indomani del blitz, sono scattati i provvedimenti disciplinari per tutti i dipendenti coinvolti, in applicazione del decreto Madia del 2016 che prevede l’inasprimento delle pene per gli assenteisti colti in flagrante. Per cinque di loro, al termine dell’istruttoria, è scattato il licenziamento in tronco. I dipendenti licenziati erano già stati sospesi dal lavoro senza stipendio, ma adesso è arrivata la risoluzione unilaterale del contratto. “Preso atto della estrema gravità dei comportamenti sanzionati e della necessità di dare attuazione alla sanzione espulsiva – si legge nei decreti – il dipendente regionale è licenziato senza preavviso”. Il decreto fa riferimento alla legge 165 del 2001.
A rischiare adesso sono altri 15 dipendenti contro i quali dalle indagini emergono seri indizi di colpevolezza e per i quali il provvedimento disciplinare non è ancora concluso.
Repubblica.it – Giusi Spica