Ogni giorno che passa è peggio, siamo disperate e nessuno ci dice niente di chiaro”: sono queste le parole che ripetono da giorni i familiari dei marittimi trattenuti a Bengasi da ormai più di un mese.
Parole pronunciate dalle mogli, figli e madri dei 18 pescatori mazaresi ancora in Cirenaica dopo il sequestro da parte delle motovedette del generale Haftar.
Ansie e angosce personali in grado di riassumere lo stato d’animo dell’intera marineria di Mazara del Vallo, da cui sono partiti i pescherecci caduti poi in mani libiche.
Ansie in grado di riassumere, non più stavolta a livello personale ma anche sotto il profilo politico, la situazione di un’Italia sempre più debole.
Uno stallo troppo lungo.
Non è certo la prima volta per Mazara del Vallo, già in altre occasioni la marineria locale si è ritrovata di fronte a casi di pescherecci accusati di pesca di frodo o di ingresso illegittimo in acque libiche.
Ci auspichiamo in una risoluzione della vicenda nel piu’ breve tempo possibile, la cosa certa è che i familiari e l’intera comunità Mazarese non si fermerà fino a quando i nostri “18 uomini di mare” non faranno rientro a casa dai loro cari.
Redazione