Dopo la grande sete del 2017, l’anno più secco in Italia da due secoli, le riserve d’acqua del Paese non si sono ancora ricostituite. Le piogge di questi mesi autunnali non sono bastate, soprattutto al Sud. Nel Mezzogiorno gli invasi rimangono mezzi vuoti, mentre al Nord al situazione è migliore: il livello dei grandi laghi si sta alzando.
Tutto dipende da quanto pioverà nei prossimi mesi invernali. Ma intanto, con poca acqua negli invasi, la prossima stagione agricola si presenta a rischio. A tracciare un bilancio della situazione idrica italiana dopo la grande siccità del 2017 è l’Anbi, l’associazione nazionale dei consorzi di bacino, gli organismi pubblici di gestione delle acque.
La situazione peggiore è in Basilicata: “Disponibilità idrica a fine Dicembre 2017: circa 143 milioni di metri cubi; 2016: circa 329 milioni di metri cubi; 2010: circa 649 milioni di metri cubi”, fanno sapere i Consorzi. Ma anche Puglia e Sicilia sono messe male, con gli invasi mezzi vuoti. “Grave è anche la situazione in Sardegna – aggiunge l’Anbi – dove le disponibilità idriche continuano a diminuire, scendendo dai circa 1371 milioni di metri cubi del Dicembre 2010 agli attuali circa 620”.
A rischiare di più al sud è la produzione agricola, per l’84% dipendente dalla possibilità di irrigare i campi. “E’ evidente che se lo scorso anno, con maggiori disponibilità d’acqua ad inizio anno, si sono verificati limiti nella distribuzione irrigua, la prossima stagione agricola già si prospetta difficile”, commenta il Presidente di Anbi, Francesco Vincenzi. Per fortuna, almeno al Nord le cose vanno un po’ meglio.
“I grandi laghi – spiega Vincenzi – pur restando sotto le medie stagionali, sono in rapido rialzamento dei livelli”. Il futuro immediato dipende da quanto pioverà e nevicherà nei prossimi mesi, tenendo conto, fa notare Vincenzi, che “l’apporto idrico di una nevicata è indicativamente la metà di analogo fenomeno piovoso”.
Ma sul lungo periodo, col riscaldamento globale che avanza, è necessario in Italia aumentare il numero degli invasi: raccogliamo solo l’11% dei 3000 miliardi di metri cubi di acqua che cadono in media ogni anno sul paese. L’Anbi ha contato 31 grandi opere idrauliche incompiute in Italia e ha proposto un piano di investimenti da 20 miliardi di euro in 20 anni, per 2.000 interventi.
(Gds.it)