Confermata dalla sezione d’appello della Corte dei conti di Palermo la condanna disposta nei confronti dell’ex sindaca di Marsala e deputata regionale Giulia Adamo per danno erariale procurato.
I giudici hanno, inoltre, aumentato l’entità del pagamento che in primo grado era stato quantificato in 65mila euro e che, adesso, è stato fissato a 181mila euro come risarcimento delle cosiddette “spese pazze” all’Ars. Si tratta delle spese sostenute con i fondi appannaggio dei gruppi parlamentari ma che, secondo i giudici contabili, non sono stati usati per attività istituzionali.
Nello specifico si tratta delle spese sostenute dal gruppo Udc di cui Giulia Adamo era presidente durante la XV legislatura dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Secondo Adamo – che nel parallelo procedimento penale è stata assolta dall’accusa di peculato – i giudici contabili avrebbero dato un’interpretazione sbagliata nello stabilire la differenza tra spese per attività istituzionali del gruppo, ritenute lecite, e attività del gruppo in quanto componenti di un partito politico”.
L’ex parlamentare siciliana ribadisce anche che “malgrado la legge non obbligasse a farlo, ho sempre rendicontato tutte le spese, non sottraendo mai nulla per acquisti personali”.