Il rebus delle riaperture dei confini regionali potrebbe avere una prima risposta oggi con i dati dei monitoraggi sull’andamento epidemiologico. Il report ci consegnerà la fotografia dei contagi, e non solo, avvenuti nella seconda settimana dopo le prime riaperture del 4 maggio e quelli relativi al 18 maggio, data di riavvio di molte attività commerciali.
Nell’attesa i dati di ieri sono impietosi, almeno con la Lombardia. I nuovi positivi in Italia salgono ancora, 593 contro i 584 di due giorni fa. In Lombardia sono 382 in più (mercoledì 384) pari al 64,4% dell’aumento di ieri in Italia, mentre ci sono quattro regioni a zero contagi: Umbria, Sardegna, Calabria e Basilicata.Ma sarà sulla base dei dati di oggi, elaborati dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità (Iss), che il governo deciderà in merito al riavvio della mobilità tra le Regioni.
I 21 INDICATORI. A pesare, nella valutazione, non sarà un solo elemento ma 21 indicatori individuati per valutare il grado del rischio. Un algoritmo tra tutti gli indicatori permetterà di definire se in un territorio le condizioni sono positive o di allerta. E le decisioni saranno conseguenti. Ventuno, dunque, sono gli indicatori ‘sorvegliati speciali’.
Tra questi c’è anche l’indice di contagiosità R0 o Rt, che indica quante persone un soggetto positivo al virus può infettare. Perchè non scatti l’allerta è necessario che tale valore si mantenga sotto l’1, come è attualmente pressochè in tutte le Regioni italiane. Ma questo non è l’unico criterio dirimente, come ha rilevato lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza. R0 “è molto importante – ha spiegato – ma non è un solo criterio a definire l’intero spettro del monitoraggio, e solo sulla base della ponderazione complessiva di tutti i 21 criteri indicati i presidenti di regione possono decidere misure di restrizione ulteriori”.
In questa direzione si è già espresso anche il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, sottolineando che c’è grande oscillazione dell’indice Rt sul territorio e che tale parametro cambia su base settimanale. Per questo Brusaferro lo escluderebbe, come ha dichiarato nell’ultima conferenza stampa all’Iss sull’andamento dell’epidemia, “come criterio per gli spostamenti tra Regioni”.
Ad ogni modo, aveva affermato, “la mobilità tra Regioni va affrontata con un numero di nuovi casi ancora più ridotto rispetto a quello che abbiamo”. Dal numero di tamponi effettuati al grado di saturazione delle terapie intensive al valore R0, i 21 indicatori sono previsti dal decreto del ministro della salute sui criteri per il monitoraggio dell’epidemia. Proprio sulla base dell’andamento della curva epidemica in relazione ai 21 ‘sorvegliati speciali’, si potranno decidere dunque ulteriori allentamenti o il ritorno a misure di lockdown e zone rosse. Il ‘check’ del rischio è affidato ad un’apposita cabina di regia e viene effettuato settimanalmente.
Tre sono i macro criteri individuati i cui valori dovranno essere monitorati nella fase 2: capacità di monitoraggio; capacita’ di accertamento diagnostico e gestione dei contatti; tenuta dei servizi sanitari. Tra gli indicatori particolari da tenere sotto controllo costante ci sono il numero di casi sintomatici e la percentuale di tamponi positivi. Ed ancora: si dovrà monitorare il numero di nuovi focolai e di accessi al Pronto soccorso (Ps).
Per ogni indicatore è fissato un livello di “soglia” ed uno di “allerta”. Per i tamponi, ad esempio, la soglia accettabile è il trend di diminuzione in setting ospedalieri e Ps. Inoltre, si sara’ nella soglia se l’indice di contagio R0 è inferiore a 1. Per i Ps, il valore soglia è un numero di accessi con sindromi compatibili con Covid in diminuzione o stabile in almeno l’80% dei Ps parte della rete di sorveglianza nella Regione. E’ allerta se il numero di accessi e’ in aumento nel 50% dei Ps. Accettabile, poi, se il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per Covid è inferiore al 30%, è allerta se è superiore.
LA SICILIA. L’isola si avvicina alla data del 29 maggio con un trend favorevole: solo 3 nuovi positivi ieri, nessun decesso e un alto numero di guariti. Numeri incoraggianti che spingono dunque la Regione a difendere gli sforzi fatti fino ad ora. Sulle aperture dei confini Musumeci ha ricordato che l’ordinanza in vigore impedisce di entrare nella regione fino al 7 giugno. “Ora dobbiamo farne un’altra che confermi questa o la modifichi. Con il cuore aprirei l’isola ai turisti già dal 7 giugno. Ma con la ragione dico: aspettiamo il dato epidemiologico nazionale che sta per arrivare e sulla base di questo decidiamo. Ma tutti insieme, presidenti regionali e governo, dobbiamo confrontarci e credo lo faremo sabato. Non si può avviare la nuova fase in una logica da macchia di leopardo. Ci vuole una responsabilità condivisa da tutti”.
IL PASSAPORTO SANITARIO. Il confronto fra le Regioni e i dubbi non riguardano soltanto le aperture ma anche le modalità. Sicilia e Sardegna puntano sull’ipotesi del passaporto sanitario, tema sul quale si è acceso uno scontro con le Regioni del Nord. Boccia ha definito l’ipotesi del passaporto sanitario “incostituzionale”. l’argomento sarà affrontato in commissione Salute della conferenza delle Regioni ma non prima di mercoledì 3 giugno. L’approvazione non potrebbe avvenire quindi prima di quella data.
L’APP IN SICILIA. Musumeci, come scrive Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia in edicola, non ha intenzione di andare allo scontro con Roma. Dunque, l’ipotesi della “patente” sta perdendo quota ma si sta pensando a un’altra soluzione: una app che ogni turista scaricherebbe all’ingresso in Sicilia. Con questa tecnologia, e solo su consenso degli interessati, si potrebbero monitorare gli spostamenti e i contatti degli eventuali turisti positivi al virus (che manifestassero i sintomi dopo alcuni giorni dall’arrivo) in modo da isolare i potenziali contagiati.
GLI STRANIERI. Oltre allo slittamento dei liberi spostamenti, c’è anche l’ipotesi di obbligare alla quarantena chi si sposta da una regione all’altra. Ma ciò comporterebbe una disparità di trattamento tra chi sta in Italia e chi arriva dall’estero. Il decreto in vigore, infatti, non impone misure di sorveglianza per chi arriva dai Paesi dell’area Schengen. Limitare gli spostamenti interni solo agli italiani sarebbe paradossale, ma è improbabile anche che si impedisca gli ingressi dall’estero dopo gli impegni presi da Luigi Di Maio con gli altri governi.
Fonte Gds