Si nascondeva in un ovile tra le campagne di Vita e Salemi. All’alba di questa mattina gli uomini dello Sco, il Servizio centrale operativo della polizia, e della squadra mobile di Trapani e di Palermo hanno fatto irruzione in un casolare diventato il nascondiglio del latitante Vito Marino, 52 anni, figlio del boss pacecoto Girolamo detto “Mommo ‘u nano”, ucciso dal boss di Cosa nostra Matteo Messina Denaro nel 1986 durante la guerra di mafia e condannato in via definitiva per aver ucciso il 28 agosto del 2006 nella loro villetta a Brescia l’intera famiglia Cottarelli, padre, madre e figlio diciassettenne. “È un importante risultato – dice il questore di Trapani Claudio Sanfilippo – in cui gli uomini della polizia hanno dimostrato grande professionalità e senso del dovere. Un ringraziamento va alla Dda di Palermo, allo Sco e alle squadre mobili di Trapani e Palermo”.
Vito Marino, latitante dal luglio del 2016, è stato condannato in via definitiva per aver ucciso il 28 agosto del 2006 nella loro villetta a Brescia l’intera famiglia Cottarelli: Angelo, immobiliarista bresciano, la moglie Marzenne Topor e il figlio diciassettenne Luca. Nella villetta di Urago Mella, quartiere a ovest di Brescia, i cugini Marino, Vito e Salvatore, quest’ultimo libero e in attesa del giudizio di appello previsto a gennaio dopo il rinvio della Cassazione, andarono insieme al loro “contabile” Dino Grusovin per discutere di un credito di mezzo milione di euro che Cottarelli doveva ai Marino, a cui era legato da loschi affari.
I Cottarelli furono legati, seviziati e, infine, uccisi a colpi di pistola. Era la seconda volta che Vito Marino, così come il cugino, si dava alla latitanza: dopo la strage si rifugiò nelle campagne trapanesi mentre il cugino, Salvatore, era fuggito in Spagna, a Tenerife. Furono entrambi catturati mentre il processo, tra assoluzioni, condanne in appello, nuove assoluzioni, sentenze bis e condanne, andava avanti. Poi nel 2016 la svolta: Vito Marino venne condannato all’ergastolo.
Da qui la nuova fuga, interrotta all’alba di questa mattina dopo una delicata e complessa attività di indagine durata un anno. “Marino – dice il capo della squadra mobile di Trapani Fabrizio Mustaro – ha trascorso la sua latitanza nel territorio trapanese ed é lì che durante la nostra attività ci siamo mossi con altrettanta abilità. Stamani lo abbiamo sorpreso mentre dormiva. Era solo e aveva con se solamente pochi spiccioli. Abbiamo trovato importante materiale investigativo che stiamo vagliando”.
Arrestato anche il proprietario dell’ovile per procurata inosservanza di pena. Si tratta di Gaspare Simone, pastore di Vita, pregiudicato per piccoli reati. Il pastore, che rischia fino a cinque anni di pena, aveva messo a disposizione di Vito Marino una parte del suo ovile. “Abbiamo messo su – ha detto il direttore dello Sco Alessandro Giuliano – un gruppo di lavoro attivo e strutturato. Abbiamo ritenuto che fosse un’attività investigativa prioritaria e che valesse la pena profondere ogni sforzo perché si è trattata di una strage di eccezionale gravità, attribuita in via definitiva a Vito Marino”.
Repubblica.it – MARIA EMANUELA INGOGLIA