Meno posti banditi per l’accesso alle facoltà di Medicina e Chirurgia rispetto al fabbisogno reale di medici. Con questa motivazione il Consiglio di Stato ha accolto gli appelli cautelari promossi dallo studio legale Leone-Fell, con il patrocinio degli avvocati Vaiano e Vergerio. Una decisione che fa rientrare nella corsa alla conquista del camice bianco oltre mille aspiranti studenti esclusi ai quiz del 2017, di cui circa 300 solo in Sicilia.
Nella class action promossa dai legali si faceva appello alla discrasia esistente tra il numero dei posti banditi dal ministero per l’istruzione e l’università per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina e il fabbisogno italiano di camici bianchi. I giudici del massimo organo di giustizia amministrativa hanno accolto la tesi dei legali che contestavano la corretta determinazione dei posti messi a bando e hanno elencato i principi in base ai quali il ministero avrebbe dovuto conteggiare i posti.
Per i giudici è necessaria “una realistica ed accurata proiezione previsionale circa il fabbisogno di medici nelle varie specialità per gli anni a seguire, anche al fine di scongiurare le prevedibili (e previste) prossime carenze del numero dei medici, pari a quelle in atto nel numero di infermieri del Servizio sanitario nazionale”. Nella pronuncia si dice anche che “il numero degli studenti da ammettere per l’anno accademico in riferimento è sensibilmente (ed indiscutibilmente) maggiore di quello calcolato negli atti impugnati”.
Ai posti inizialmente banditi dal ministero (9.100 unità) dovranno aggiungersi sia quelli derivanti dal nuovo calcolo del numero di studenti in corso in regola con gli esami da sostenere per ciascun anno accademico, sia quelli banditi per gli studenti extracomunitari, ma non utilizzati.
“Questa pronuncia – commentano i legali Francesco Leone e Simona Fell è molto importante anche in prospettiva futura, per gli studenti che hanno partecipato al test del 2018 e che si accingono a contestare la mancata ammissione. Un campanello di allarme al ministero in quanto i giudici amministrativi vogliono vederci chiaro sulle modalità di calcolo dei posti messi a bando per i test di accesso a numero programmato”.
Repubblica.it – Giusi Spica