Un’organizzazione criminale che si occupava di traffico transnazionale di beni archeologici. Al vertice dell’organizzazione un personaggio importante nel settore del mercato dell’arte, siti archeologici depredati da fidati “tombaroli”. Ventitrè misure cautelari, firmate dal gip di Caltanissetta, sono state notificate in un blitz tra Italia, Regno Unito, Germania e Spagna messo segno dai carabinieri del comando Tutela Patrimonio Culturale, con il coordinamento di Europol e Eurojust.
L’inchiesta è stata coordinata dalla procura di Caltanissetta ed è partita proprio dalla città nissena. È lì che aveva un suo importante fulcro l’organizzazione che poteva contare anche su fidati “tombaroli”, i predatori dei tesori archeologici che scavavano e portavano alla luce i tesori di Sicilia.
Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione di beni archeologici. Le indagini, avviate nel 2014, hanno permesso di recuperare oltre 3.000 reperti archeologici per un valore superiore ai 20 milioni di euro. Anfore, vasi, statuette, monete risalenti all’epoca greco-romana erano venduti a acquirenti senza scrupoli.
Nel 2015 un’altra operazione aveva individuato un’organizzazione che operava dalla Sicilia al Piemonte. In quel caso vennero recuperati mille pezzi tra originali e falsi e furono 16 le denunce. L’anno precedente sempre i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale denunciarono altri predatori dei tesori di Sicilia che avevsno saccheggiato e rivenduto beni archeologici scovati nella colonia greca di Himera, nella zona di Termini Imerese.
Le misure cautelari sono 23, tra arresti in carcere, arresti domiciliari e obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. A capo dell’organizzazione c’era Francesco Lucerna, 72 anni, originario di Riesi, nel nisseno. Lucerna, finito agli arresti, oltre ad essere egli stesso un tombarolo, faceva da ponte tra la Sicilia e i potenziali acquirenti del Nord gestendo tutte le fasi del traffico: dagli scavi clandestini, alla ricerca di compratori, sino alla vendita. I carabinieri lo avevano già indagato due anni fa nel corso di un’altra operazione. L’esperto mercante d’arte, invece, era Thomas William Veres, 64 anni, inglese e conosciuto nel mondo dell’arte britannico. Anche lui è stato arrestato.
L’organizzazione si appoggiava a una holding internazionale che si occupava dell’acquisto dei reperti archeologici che arrivavano in Germania e poi venivano venduti attaverso una casa d’asta a Monaco di Baviera per centinaia di migliaia di euro.
I “tombaroli” negli ultimi anni, hanno ricostruito le indagini coordinate dal procuratore Lia Sava e dall’aggiunto della Dda Amedeo Bertone, avevano fatto man bassa di reperti soprattuto nei siti archeologici di Riesi, Agrigento e Barrafranca. Reperti che poi venivano spediti a birdo di furgoni e auto, ben occultati in doppi fondi.
Repubblica.it